I migranti, le castagne
e un Paese poveretto

Aiutiamoli ad andare a castagne a casa loro. Non è vero che il tema dei migranti sia solo legato al dramma, allo sfruttamento, alla criminalità e alla polemica politica, perché in certe occasioni regala momenti davvero spassosi.

Uno di questi coinvolge la nostra Valtellina, in particolare la zona di Morbegno, dove nell’autunno scorso - e già lì i più avveduti avevano intravisto il montare di quell’ondata che il 4 marzo successivo avrebbe spazzato via il Pd, la Seconda Repubblica e tutto l’establishment che li aveva caratterizzati - si scatenò una polemica surreale ma profetica a proposito di immigrati e castagne, la più imprevedibile delle abbinate. La fredda cronaca. A un certo punto, alcuni residenti di Cosio Valtellino lanciarono l’allarme visto che torme di migranti, ospitati nella struttura di accoglienza del paese, si affollavano nei boschi per raccogliere i marroni, destinati ad arrivare sui banchi dei fruttivendoli della zona. La protesta era esplosa perché la raccolta veniva effettuata sia nelle aree libere sia in quelle private, sollevando così le lamentele dei proprietari. In altri tempi ci si sarebbe fatti tutti quanti una risata al bar e invece in un batter d’occhio il caso è arrivato fino ai palazzi della politica, dove Salvini, non ancora ministro ma già formidabile annusatore dell’aria che tira, immortalò con un tweet dei suoi l’allerta “razzie di castagne”.

Apriti cielo. Ululati, maledizioni, alti lai, minacce, scontri furibondi tra le due tifoserie che ormai da anni inzaccherano il dibattito politico nella nostra Repubblica delle banane. Da una parte i cattivisti di destra con tutta la loro retorica muscolare e basta e vergogna e maiali e farabutti e ladri e dagli al negro e dagli al musulmano e basta invasione e basta scimitarre e questi ci portano le malattie e questi ci rubano il lavoro e questi ci stuprano le donne e le castagne prima agli italiani e questi ci mangiano tutto il castagnaccio e bla bla bla. Dall’altra parte i buonisti di sinistra con tutta la loro retorica moralista e farisea e basta e vergogna e maiali e farabutti e basta affamare e umiliare e vessare e mobbizzare e stalkizzare i poveri negretti e non c’è più rispetto e non c’è più carità e non c’è più accoglienza e dove andremo a finire e facciamoli entrare a milioni di milioni che tanto ci pensa lo Stato e tutti a trillare e a pigolare con la manina sul cuore e bla bla bla. Una roba da matti alla quale non poteva mancare il circo mediatico-lisergico con tanto di servizi sui Tg e divertentissima inchiesta di “Propaganda Live”, programma di satira intelligente anche se molto “de sinistra” de La 7.

E così, poveri ingenui, pensavamo che fosse finita. E invece no, visto che è giusto di queste ore la pubblicazione da parte della Prefettura di Sondrio di un editto che stabilisce mappe, divieti, limiti, paletti, modalità per regolamentare la raccolta delle castagne nella zona incriminata, chiarendo quali sono le aree pubbliche, quali quelle private con libero accesso ai profughi e quali quelle nelle quali non si può entrare. E anche qui, poveri ingenui, ci siamo illusi che fosse finita. Ma è vero il contrario. Perché, come sempre in Italia, una nuova legge nata per mettere ordine al disordine finirà per crearne uno cento volte più incontrollabile. Siamo seri, tanto qui ci conosciamo tutti. Ma voi credete davvero, ma davvero davvero, che il problema dell’intolleranza sia quello degli italiani nei confronti degli stranieri? Ora che è stato codificato per legge, con tanto di sacro timbro della Prefettura, ognuno di noi si sentirà in diritto di chiedere una ferrea regolamentazione nei confronti di categorie ben più odiose di quella dei malcapitati africani.

Tanto per gradire, salterà fuori qualche lecchese che esigerà che ai comaschi venga impedito il passeggio molesto sul magnifico lungolago di Malgrate e che quelli lì se ne restassero tra i rovi, gli sterpi, le ramaglie e le palizzate delle loro paratie. E vogliamo putacaso parlare delle torme fameliche di milanesi che da decenni devastano i boschi del Monte Barro proprio dietro alla casa di chi scrive questo pezzo? Quelli sono peggio delle cavallette, altro che i nigeriani! E allora cosa aspetta la Prefettura a imporgli un’adeguata tassa di soggiorno? Allo stesso modo, perché mai i comaschi non dovrebbero pretendere il sovrapprezzo sui biglietti della Navigazione per tutti gli odiatissimi varesini - altro che i senegalesi! - che fanno tanto i fenomeni e allora se ne rimanessero sulla loro pozzanghera di ridicolo laghetto? E un bel venti per cento di aumento sulla spesa degli svizzeri? Non vorremo mica dimenticarci degli svizzeri - altro che i siriani! - che mangiano e berciano e parcheggiano e sfrecciano a duecento all’ora che tanto poi le multe non le pagano? E gli interisti? Come minimo pretenderanno che venga certificato per legge che il fruttivendolo non sia juventino, perché altrimenti di certo li fregherà sui prezzi. E i laghee con i brianzoli? E quelli di Cantù con quelli di Erba? E quelli della Valtellina con quelli della Valchiavenna? E le nuore con le suocere? E i mariti con le mogli? Le mogli, le mogli… altro che i marocchini! E’ troppo lunga la lista di quelli che detestiamo. Sarà meglio trovare un’altra soluzione.

Ora, e detto senza alcuna ironia, la proprietà privata è sacra, concetto piuttosto impopolare in un paese come il nostro nel quale il privato è sempre visto come un sopruso o un furto e dove vige un culto tronfio, immorale e insopportabile della cosa pubblica. Ma detto questo, la vicenda è talmente ridicola da diventare sintomatica di un clima, visto che quello che è stato contestato ai profughi non era mai stato contestato a nessun altro prima di loro. Bene ha fatto il sindaco di Cosio Valtellino ad appellarsi al buonsenso di tutti i soggetti coinvolti: con quello che hanno combinato i governi degli ultimi trent’anni - e questo non sarà diverso - forse avremmo cose più serie per le quali indignarci.

@DiegoMinonzio

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