La notizia che Lecco aspira a diventare nel 2018 “Capitale italiana della cultura” è stata accolta con malcelato scetticismo non solo dai lecchesi che fanno opinione e forse dalle stesse istituzioni, ma anche dagli inguaribili ottimisti che pure continuano a credere nelle potenzialità di questa nostra città, felicemente adagiata tra monti e lago, protetta dal nume tutelare di Manzoni, ma da tempo incapace di ripensarsi in modo nuovo e di darsi degli obiettivi che non siano gli irrimandabili interventi d’urgenza o i generici progetti di riqualificazione edil-culturale, magari con l’entusiastica (?) adesione di investitori privati. Ma si può pretendere di gareggiare con i grandi centri metropolitani? O più modestamente, ha senso competere con una città d’arte come Pistoia, quasi ignota agli abituali frequentatori della Toscana convogliati sull’asse Firenze-Siena, ma insignita del titolo per il 2017? O ancora, gareggiare con Piacenza che, guarda caso, si è candidata per il 2018? E soprattutto si può procedere a una vera svolta, se come recita un abusato ritornello mancano i soldi? No, è evidente.
Eppure a non molta distanza da Lecco (40 chilometri), nel territorio della sua provincia, posto che questo termine abbia ancora un senso, dal 21 al 28 giugno prossimi si terrà a Esino Lario il raduno mondiale, lo ripetiamo “mondiale”, di Wikipedia, la più importante e celebrata enciclopedia online (30 milioni di voci in 280 lingue), presente nella quotidianità degli utenti della rete ormai da anni. Se gli organizzatori di questo straordinario evento avessero pensato alle sedi precedenti (Londra, Washington, Hong Kong tra le altre) o alla concorrenza di altre candidature (Atlantic City o Dar es Salam) fino all’ultima contendente Manila (un milione e 600mila abitanti) e ai loro poco meno di seicento concittadini confinati in un piccolo centro montano, 900 metri di altitudine tra Lago e Grigna, avrebbero rinunciato in partenza. Ma la forza di un progetto, la sua originalità, ha fatto la differenza. Consegnato secondo prassi un anno prima alla commissione che fa capo alla Wikimedia Foundation, l’approccio innovativo dei promotori, una équipe di giovani dotati di coraggio e visionarietà creativa, ha saputo aggregare intorno a uno slogan vincente “Wikimania goes outdoor” (“Wikimania va fuori”) il senso dell’intera iniziativa. Se è vero che Wikipedia è una enciclopedia fatta di saperi che partono dal basso, cosa di meglio che ricondurla a riflettere sul suo ruolo in una piccola comunità lontana da tutto? Ovviamente un vincolo fondamentale, più che hotel di lusso in cui ospitare i partecipanti, era garantire loro iperconnessione e tecnologia di avanguardia. Ed ecco arrivare in paese la fibra veloce e i necessari potenziamenti di connessione. Non solo però una Esino 3.0, destinata a godere di tale vantaggio e di una straordinaria visibilità anche dopo la “Convention”, ma soprattutto un intero nucleo umano e abitativo che si ripensa, che si rimette in gioco, che riscopre quanti e quali spazi riciclare o comunque riutilizzare e utilizzare per garantire adeguata ospitalità e supporto logistico a tutti gli incontri. Seconde case (ma anche prime!), edifici pubblici (alcuni in disuso, ma adeguatamente restaurati), bar, ristoranti pronti ad accogliere una pacifica invasione, favorendo l’accesso alla meta con interventi mirati sul tortuoso percorso stradale che da Varenna sale a Esino. Abitanti disposti a frequentare corsi accelerati di inglese per mettere gli ospiti a proprio agio. Insomma un “piccolo mondo antico” che non ha paura, ma che anzi accetta la sfida con il “grande mondo moderno” ed è sicuro di vincerla. Una piccola realtà in grande fermento da cui Lecco ha solo da imparare!
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