"Sul fine vita serve una
rivoluzione culturale"

Mario Melazzini, Alberto Zangrillo e Renato Farina hanno preso parte a un incontro al Monastero della Misericordia di Missaglia

MISSAGLIA - «La vita è un dono e la morte fa parte del percorso di vita anche se fa una paura micidiale». Con queste parole il professor Mario Melazzini ha iniziato la sua testimonianza all'incontro sul fine vita organizzato venerdì sera dalla fondazione "Costruiamo il futuro" al Monastero della Misericordia di Missaglia. «Quando mi è stata diagnosticata la Sla, mi sono scontrato con l'impotenza della medicina, io medico che curavo pazienti e lavoravo ogni giorno con le cellule staminali ero impotente - ha proseguito il professor Melazzini -. Ho sempre pensato di essere una persona innamorata della vita, e pensare di cambiare il mio immaginario di prospettiva futura, da malato che avrebbe sempre dovuto dipendere da qualcuno. Immaginavo quindi che la mia vita non sarebbe più stata degna di essere vissuta. Ero terrorizzato dalla non conoscenza, io da medico che migliaia di volte aveva consigliato ai suoi pazienti l'utilizzo di strumenti alternativi per mangiare, bere e altro mi rifiutavo di farlo».
La malattia del professor Melazzini si è rapidamente aggravata, con emozione ha anche raccontato di aver pensato e di aver iniziato le pratiche per il suicidio assistito in Svizzera, ma poi ha raccontato di essersi risvegliato da questo "torpore" e di aver capito che la vita è un dono e che la morte non è un diritto ma un fatto. «Dobbiamo parlare del fine vita, avere il coraggio di portare avanti una rivoluzione culturale, dobbiamo parlare senza paura e con speranza».
«Siete della persone fortunate perché avete potuto sentire delle cose importantissime da una persona eccezionale - ha detto il professor Alberto Zangrillo - In alcune situazioni una persona non è in grado di decidere da sola, ha bisogno di essere informata, ascoltata, rassicurata e capita. Io amo il mio lavoro per quello che mi hanno dato e continuano a darmi i miei pazienti. L'idratazione non è un atto terapeutico è un atto naturale».
Al termine della serata l'onorevole Renato Farina, che era anche il moderatore della serata, ha chiesto a tutti i presenti un minuto di silenzio in memoria di Vittorio Arrigoni, il giovane pacifista di Bulciago ucciso a Gaza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA