Turismo, tessile e arredo
Brexit, cosa rischia Como

Preoccupazione per le ricadute sulle presenze inglesi sul lago. Brenna: «Almeno all’inizio sarà dura». Taborelli: «Guardiamo alla Russia»

Brexit, il contraccolpo su Como si farà sentire, dal turismo alla seta.

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea in termini pratici e immediati significa una rapida svalutazione della sterlina, moneta che secondo gli analisti potrebbe arrivare alla parità con l’euro. Con la riduzione del potere d’acquisto degli inglesi l’intera economia comasca potrebbe perdere, almeno nel breve periodo, in termini di export, ma il lago potrebbe soprattutto perdere anche l’importante bacino di turisti anglosassoni, che sulle nostre rive rappresenta storicamente il secondo mercato internazionale.

«Dopo gli americani sul lago arrivano gli inglesi – spiega Roberto Cassani, il numero uno dell’associazione degli albergatori comaschi – tradizionalmente il Regno Unito per Como è un bacino di clienti importantissimo.».

Quanto al distretto serico, ai pregiati tessuti comaschi, ecco i possibili scenari. «Il mercato inglese è molto importante per Como, soprattutto per i prodotti di fascia alta – spiega Graziano Brenna, imprenditore comasco da sempre impegnato in Unindustria – la cravatteria d’eccellenza per fare un esempio. Quindi è chiaro che la Brexit ci creerà nella fase iniziale qualche problema sull’export. È difficile però ragionare sul lungo periodo, una volta superato l’attuale panico dei mercati. Anche perché i clienti inglesi, almeno quelli facoltosi, non troveranno altrove i nostri prodotti d’eccellenza».

Insomma: o li comprano a Como o li comprano a Como. Perché adesso i mercati sono vittime della paura, in una sola notte la sterlina è scesa dell’11% nei confronti del dollaro, toccando i minimi registrati negli ultimi trent’anni, ma è facile immaginare presto forti rimbalzi, occorrerà capire nell’arco dei prossimi mesi come si stabilizzeranno le borse . «È inutile negare che qualche contraccolpo ci sarà – riflette Ambrogio Taborelli, presidente della Camera di Commercio di Como – di certo soffriamo già psicologicamente, viene da tremare al solo pensiero che un colosso come Zara per colpa della sterlina in picchiata diminuisca i suoi ordini. Molti di noi del resto lavorano tanto con l’Inghilterra. Ora però non possiamo che reagire, restando convintamente europeisti. Da un punto di vista economico possiamo da subito guardare alla Russia, dicendo addio alle sanzioni e riconquistando quell’importante mercato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA