Stipendi tagliati ai frontalieri. La protesta non si ferma

Mendrisio, dopo la riduzione dei salari del 26%

La protesta davanti ai cancelli della Exten Sa di Mendrisio prosegue. «A oltranza», spiega il

sindacalista Unia Ticino e Moesa, Sergio Aureli.

Come fossero lungo le linee produttive dell’azienda che lavora materie plastiche, i lavoratori si alternano a turni di 20-25 a volta per non lasciare sguarnito il presidio. L’hanno fatto per tutta la notte tra giovedì e venerdì, nonostante la temperatura sotto lo 0. Lo faranno ancora, di qui in avanti, per evitare che la loro situazione passi come nulla fosse.

Nei giorni scorsi, la proprietà ha comunicato loro una riduzione unilaterale dello stipendio: -26% per i frontalieri, - 16% per i lavoratori svizzeri. Una mazzata, giustificata con la nuova politica monetaria attuata dalla Banca centrale svizzera che ha lasciato di stucco la gran parte delle 100 persone in organico. «Stiamo vivendo – dice Aureli - una fase di stallo, in attesa di capire se l’azienda, visto il fermo completo della produzione, deciderà di chiudere, oppure di richiamare gli operai, rivedere gli accordi e farli tornare a lavorare. Si tratta di una situazione indegna, anche perché il salario dei dipendenti rappresenta una quota minima del costo di produzione. Paradosso dei paradossi, peraltro, è che in territorio neutro, la Svizzera, siano imprenditori italiani a mettere in difficoltà i loro stessi connazionali. Si tratta proprio di una cattiva immagine».

Ieri mattina, peraltro, si era diffusa la voce – subito rientrata – del licenziamento di una dipendente. Un segnale, quest’ultimo, della tensione che regna tra i dipendenti. Il tutto, «nel completo silenzio della politica ticinese», conclude Aureli.

Di proprietà della famiglia Carlini, la Exten è attiva dal 1981. L’azienda produce, lavora e commercializza materie plastiche e affini, più in particolare film, laminati e fogli in plastica (pvc). Il fatturato è attorno ai 45 milioni di euro.

In Italia, i parlamentari comaschi Chiara Braga, Mauro Guerra, Maria Chiara Gadda, Daniele Marantelli e Angelo Senaldi non hanno fatto mancare di far sentire la loro voce. Per loro, quello della Exten «è un ulteriore segnale preoccupante dell’atteggiamento di alcune aziende oltre confine che sempre più spesso adottano comportamenti discriminatori e ricattatori nei confronti dei lavoratori frontalieri». «Proprio mentre si stanno definendo nuovi accordi di grande rilevanza tra Italia e Svizzera, chiediamo che ci sia la massima attenzione del nostro governo anche su episodi di questo genere, a tutela della dignità dei nostri lavoratori e a garanzia di un rapporto fondato sul rispetto e la reciproca dignità dei due Paesi», hanno concluso.

Oggi, un operaio turnista alla Exten guadagna un salario di base pari a 3.200 franchi lordi (per 13 mensilità). A riduzione in vigore, il salario base lordo di un frontaliere passerà a 2.368 franchi mensili, una perdita lorda mensile di 832 franchi, ovvero di 10.816 franchi lordi su base annua. In altre parole, il frontaliere perderà 3,4 mensilità

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