Sostenibilità, l’impegno di Feralpi

Ambiente La produzione del gruppo che controlla Caleotto e Arlenico è sempre più green L’impegno a riciclare materiali e a digitalizzare

L’impegno per la sostenibilità di Feralpi Group è un esempio da seguire. È quanto si evince sfogliando l’edizione 2022 di GreenItaly, tredicesimo rapporto realizzato da Symbola – Fondazione per le qualità italiane con Unioncamere.

Nell’analisi presentata nei giorni scorsi emerge che sono oltre 531 mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 40,6% delle imprese nell’industria, valore che sale al 42,5% nella manifattura. Guardando alle performance economiche è possibile comprendere anche le ragioni che spingono le imprese a investire in prodotti e tecnologie verdi.

Fa bene all’export

Le imprese eco-investitrici sono infatti più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono (il 35% delle prime prevede un aumento nelle esportazioni nel 2022 contro un più ridotto 26% di quelle che non hanno investito) percentualmente aumentano di più il fatturato (49% contro 39%) e le assunzioni (23% contro 16%).

Il report ha analizzato anche i singoli comparti ed è nella meccanica che è emersa la valorizzazione dell’esperienza e dell’impegno “green” del Gruppo Feralpi, cui ovviamente fanno riferimento anche le lecchesi Caleotto e Arlenico. «Il settore della meccanica, secondo in Europa per occupati, sta facendo i conti con il rischio di approvvigionamento delle materie prime critiche di cui l’Italia è fortemente dipendente dall’estero – si legge nel rapporto -. Tuttavia, il comparto è in cerca soluzioni per allungare la vita utile dei macchinari, recuperare materiali, digitalizzare ed efficientare i processi. Particolarmente spinti gli investimenti nel mondo delle acciaierie, anche queste in forte stress per l’aumento dei costi del gas: da Feralpi che ha annunciato un investimento di 116 milioni per la realizzazione di un impianto fotovoltaico per raggiungere una produzione di 200 milioni di KW/h, ad Arvedi prima acciaieria al mondo certificata Net zero emissions, ovvero a zero emissioni nette di anidride carbonica. Un risultato raggiunto 28 anni prima del target fissato dalla Commissione europea».

L’aumento

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha evidenziato alcuni aspetti. «Nell’anno di ripresa post-pandemia, nel 2021, è cresciuta la quota di imprese eco-investitrici, rilanciando il processo di transizione verde del Paese. Si è passato, infatti, da una quota del 21,4% del 2020, anno in cui gli investimenti green avevano comunque tenuto, ad una del 24,3%. Da anni il nostro mondo produttivo dimostra un’attenzione specifica ai temi della sostenibilità ambientale, e oggi, anche in ragione dell’emergenza energetica, guarda con interesse alle potenzialità delle rinnovabili. Ma, purtroppo, i tempi autorizzativi stanno rallentando l’installazione di impianti per la produzione di questo tipo di energia. Basti pensare che nel 2021 è stata installata solo una potenza pari a 1.351 Mw, un dato molto lontano dal target definito dal Governo pari a 70.000 Mw da installare entro il 2030».

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