«Occupazione. Donne più propense al cambiamento»

La ricerca Dell’Era, presidente dell’Ordine provinciale dei consulenti del lavoro: «Mercato molto dinamico. Dai nuovi ingressi femminili benefici a tutto il sistema»

«Cattivo welfare e insoddisfazione della propria posizione lavorativa sono le cause principali per cui le donne lasciano il posto di lavoro alla ricerca di situazioni migliori». Lo afferma Matteo Dell’Era, presidente dell’Ordine provinciale dei consulenti del lavoro, aggiungendo che «va così a livello nazionale e pure a Lecco, anche se, a saldo, le donne occupate nel 2022 sono di più rispetto all’anno precedente, grazie al dinamismo che loro stesse portano nel mercato del lavoro».

La Fondazione studi dei consulenti del lavoro ha appena pubblicato una ricerca sull’occupazione femminile basata su un campione di mille occupati che mostra nei dati come le lavoratrici italiane siano meno soddisfatte del proprio lavoro rispetto agli uomini. Oltre la metà (55,7%) lo vuole cambiare per «colpa delle scarse opportunità di crescita e di welfare aziendale». Nel 2022 (dati Inps) sono state assunte perlopiù a tempo indeterminato (54.8%) 2,616 milioni di donne, una cifra record, ma oltre 642mila hanno lasciato volontariamente l’impiego, in aumento del 21,5% rispetto al 2021, «dato a cui corrisponde - sottolinea Dell’Era - un aumento di dimissioni del 29%, altro segnale di dinamismo del mercato del lavoro».

«A guidare le “grandi dimissioni’ femminili è anche la ricerca - spiega il report - di stimoli nuovi e la voglia di rimettersi in gioco», miglioramento retributivo e psicofisico inclusi, e ciò riguarda il 34,6% delle donne.

Nell’identikit delle dimissionarie emergono le giovani (32% di under 30), mentre quasi la metà (49,2%) ha età compresa fra i 30 e i 50 anni.

Nei dati della Provincia di Lecco aggiornati al terzo trimestre 2022 gli avviamenti totali al lavoro sono 11.736 di cui 5.750 riguardano uomini e 5.977 le donne. Le cessazioni sono invece 11.416 di cui 5.834 per gli uomini e 5.582 per le donne.

«Il quadro che emerge dalla rilevazione nazionale è trasferibile anche nella situazione lecchese - afferma Dell’Era -. I dati confermano che le donne sono più propense al cambiamento rispetto agli uomini, che spesso ne sono spaventati. Quindi si deve alle scelte di dimissioni delle donne il dinamismo presente sul mercato del lavoro. Le donne sono meno soddisfatte della loro situazione lavorativa rispetto agli uomini e ciò sta alla base della maggior mobilità nel comparto femminile. A Lecco possiamo senz’altro leggere come attuali le statistiche nazionali».

Tutto ciò avviene in una situazione in cui a Lecco un’azienda su due non trova candidati per le assunzioni. Il mercato del lavoro ha evidentemente bisogno che le donne entrino portando competenze e capacità, tantopiù che «la domanda di lavoro è talmente alta - ricorda Dell’Era - e la disponibilità di offerta talmente bassa che i nuovi ingressi femminili porterebbero beneficio a tutto il sistema. Sempre che a fronte di ciò si mettano in campo risorse per favorire una miglior gestione delle problematiche legate alla cura della famiglia».

«Ricordo - conclude Dell’Era - che l’Emilia Romagna è la regione a maggiore occupazione femminile in quanto su quel territorio si è deciso di investire risorse pubbliche e private nell’assistenza alla famiglia. Ciò ha liberato forze e capacità lavorative provenienti soprattutto dal settore femminile, che nei fatti si occupa maggiormente della famiglia».

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