Mostra mercato. La ripartenza degli artigiani

Il presidente nazionale di Confartigianato all’apertura della mostra a Lariofiere: «Centrale la cura del prodotto»

È partita ieri mattina all’insegna del motto “Il fare con cura” la 42a edizione della Mostra Mercato dell’Artigianato, che resterà in scena tra i padiglioni erbesi di Lariofiere con 190 espositori fino a domenica primo novembre.

Il taglio del nastro è avvenuto sotto gli occhi di un ospite di riguardo, il presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti, intervenuto per un saluto nel corso dell’inaugurazione: «L’artigianalità sembrava perduta a causa della crisi - ha detto - ma ora sta riemergendo come un fiume carsico. Le piccole imprese si stanno dando un gran da fare, adesso la politica ci aiuti».

La riflessione di Merletti è partita proprio dallo slogan che contraddistingue l’edizione 2015 della mostra: “Il fare con cura”. «Il titolo mi piace tantissimo. Mi sono imbattuto per la prima volta in questa fiera 27 anni fa - ha detto il presidente di Confartigianato - e negli anni successivi mi è capitato di tornare: ho sempre trovato pezzi unici, fatti appunto con cura».

La cura, del resto, è la cifra stilistica del mondo artigiano. Un mondo «che ha attraversato anni difficili, a causa di una crisi finanziaria che si è presto trasformata in crisi economica e poi relazionale. L’artigianalità sembrava quasi scomparsa, ma sta riemergendo».

Il prodotto artigianale, insomma, ha sempre un valore aggiunto. «In questa provincia fate ad esempio degli abiti che si possono indossare anche al contrario, tanto sono curati. Ora nelle pubblicità tante multinazionali cercano di appropriarsi del termine “artigianalità”, per dare un valore aggiunto ai loro prodotti industriali: ma non è un termine loro. L’artigiano conosce benissimo e controlla ogni singola fase del ciclo produttivo, la grande industria no».

Se si inizia a vedere una luce in fondo al tunnel della crisi, per Merletti il merito è di tante piccole aziende «che per ripartire sono andate sui mercati internazionali». Lo stesso non si può dire della politica, che ancora non fa abbastanza per la difesa del made in Italy: «I nostri rappresentanti devono farsi sentire, devono picchiare i pugni sul tavolo in Europa».

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