L’economia lariana va in orbita. E si svela il kit per i lanci fai da te

Lariofiere Prima edizione di LarioSpace, evento su presente e futuro della space economy. Sonda a 30mila metri messa a punto a Erba. Settore in forte sviluppo nei prossimi vent’anni

Dalle grandi aziende alle startup, l’economia italiana alla conquista dello spazio. Lariofiere ha ospitato ieri la prima edizione di LarioSpace, l’evento dedicato alla space economy tra stato dell’arte e scenari futuri. Nel corso della giornata, Involve Space ha presentato “Da Vinci Caelum”. Un kit di lancio stratosferico pensato per introdurre giovani studenti e ricercatori al mondo dell’aerospazio in modo innovativo e accessibile. Una scatola che contiene tutto ciò che serve per realizzare un lancio a oltre 30mila metri di latitudine: dalla sonda, alla licenza di volo.

«Un appuntamento pensato per fare luce su cosa sta facendo l’Italia, terzo contribuente dell’Agenzia Spaziale Europea, in questo settore – ha esordito Jonathan Polotto ideatore di LarioSpace e ceo di Involve Space - Esistono eventi estremamente tecnici o generalisti, noi volevamo qualcosa che stesse nel mezzo». «Vedere tanti ragazzi qui oggi, mi dà speranza per il futuro – ha ribattuto Fabio Dadati presidente di Lariofiere – Una manifestazione di spessore che arricchisce il nostro calendario, nata da un messaggio su LinkedIn. È tramite questo canale che Polotto si è messo in contatto con me. Ai tradizionali canali professionali se ne sono aggiunti di nuovi, se vogliamo aprirci al futuro non possiamo non tenerne conto». Diversi gli interventi in agenda intervallati dalle note di “Starman” di David Bowie e orchestrati da Vittorio Baraldi, conosciuto come Astro Viktor, ingegnere aerospaziale che si dedica alla divulgazione scientifica: «La ricerca spaziale non è fine a sé stessa, migliora le nostre vite, le tecnologie sviluppate vengono applicate in tanti ambiti diversi. Si stima che entro il 2040 nel mondo verranno investiti un bilione di dollari nella new space economy, come si sta muovendo l’Italia?». Questa la domanda che ha posto ai diversi interlocutori.

Investire nelle startup è quello che fa Gellify innovation factory di Casalecchio di Reno: «Il nostro modello operativo si basa da una parte sulla costruzione degli asset che mancano a queste nuove imprese e dall’altra, nel comunicare alle aziende consolidate dove trovare e come integrare le nuove tecnologie, che spesso arrivano proprio dalle startup» ha spiegato Lucia Chierchia chief of open innovation di Gellify.

«L’Agenzia Spaziale Italiana è un ente pubblico e nonostante l’inerzia burocrazia, tiene il passo del mercato spaziale che cambia velocemente – ha sottolineato Tanya Scalia head of technology transfer office dell’Asi – Abbiamo assistito all’ingresso di player che non erano del settore, tra i nostri compiti c’è anche quello di favorire sistemi di cross organization, le tecnologie spaziali sono trasversali».

Obiettivo della Fondazione E. Amaldi è promuovere e sostenere la ricerca finalizzata al trasferimento tecnologico, partendo dal settore spaziale. «L’Italia ha intuito prima di altri l’importanza della space economy – ha evidenziato Lorenzo Scatena segretario generale della Fondazione – Oggi giochiamo su un campo mondiale dove i giocatori di basket sono alti dieci metri, non dobbiamo perdere il vantaggio competitivo acquisito».

«L’Innovation Center di Intesa Sanpaolo non ha la mission di fare innovazione per la banca, ma innovazione per il sistema paese – ha aggiunto Daniele Borghi innovation analyst – Abbiamo un osservatorio permanente che monitora la situazione. Nel report sullo spazio, dove sono state censite cento realtà italiane, sono evidenti le sinergie tra questo e altri settori industriali».

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