Lavoro in Canton Ticino
Stipendi troppo bassi?
Stop ai permessi

Lunedì la decisione del Gran Consiglio su iniziativa di un deputato popolare. L’obiettivo è combattere il dumping salariale. Aureli (Unia): «Le regole vanno rispettate»

E così pare proprio essere in arrivo un nuovo provvedimento sul lavoro che interessa i frontalieri, questa volta però motivato non (o meglio non solo) da ragioni politiche, bensì dall’impellente necessità di regolamentare un mercato del lavoro - quello ticinese - in cui l’illegalità pare essere sempre più diffusa.

Lunedì il Gran Consiglio voterà un’iniziativa (a lungo dibattuta) targata Giorgio Fonio, Maurizio Agustoni e Luca Pagani - tutti gran consiglieri del Partito Popolare Democratico (Ppd) che, nonostante le iniziative resistenze di molte forze politiche, è destinata a far rumore. La proposta di Fonio è semplice: stop ai permessi in caso di contratto o retribuzioni che rispondono alla voce “dumping salariale”. Il concetto di fondo è sempre lo stesso: «La possibilità di reperire manodopera estera a basso costo è la causa principale di concorrenza sleale tra i lavoratori», ha più volte sottolineato il Ppd, portando come esempio calzante i numerosi annunci di posti di lavoro a cifre di gran lunga sotto soglia. Ora bisognerà capire l’orientamento politico del Gran Consiglio che potrebbe votare l’iniziativa del Ppd soprattutto perché “Berna aveva promesso di affrontare l’argomento, ma non l’ha fatto”. Il Ppd così si trova a cavalcare un tema su cui in passato Lega dei Ticinesi e Udc si erano spesi a fondo ovvero quello della tutela dei lavoratori ticinesi. In una nota di qualche tempo fa, il Ppd ha spiegato che «occorrono misure immediate ed efficaci, senza aspettare che la situazione degeneri ulteriormente». Questo perché «fermare sul nascere situazioni di dumping è la prima misura concreta a favore dei lavoratori residenti nel nostro Cantone».

Insomma, un’insidia in più sulla strada dei rapporti di buon vicinato, fermo restando che molti degli annunci “a rischio dumping” hanno come obiettivo quello di attirare oltreconfine proprio lavoratori italiani. Se l’iniziativa del Partito Popolare Democratico dovesse essere votata senza modifiche o obiezioni formali, la prima importante conseguenza sarebbe un controllo sistematico e minuzioso di tutti i nuovi permessi. Insomma, il “muro di burocrazia” più volte citato nei rapporti di confine vedrebbe sul lato ticinese un sensibile irrobustimento e probabilmente tempi più lunghi per far sì che tutto venga svolto ad arte.

Getta acqua sul fuoco Sergio Aureli, responsabile frontalieri del sindacato svizzero Unia e profondo conoscitore delle dinamiche di confine. Questo perché il dumping è un problema serio da qualsiasi prospettiva lo si affronti. «Solo attraverso una concorrenza leale data dalla qualità della manodopera e non dall’opportunità di pagarla meno si può parlare di economia dignitosa e degna di rispetto - sottolinea Sergio Aureli - quindi laddove ci sia un abuso da parte dei datori di lavoro nell’offrire salari indecorosi sfruttando la necessità di lavorare da parte dei salariati, il Cantone deve intervenire non permettendo il rilascio di permessi di lavoro. Un esempio? Lavoratori ai quali è stato sottoposto un contratto di lavoro inferiore al minimo contrattuale».

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