«Il Superbonus deve diventare strutturale»

Confartigianato Oggi in Senato si vota il dl Aiuti che include anche le linee per lo sblocco della cessione dei crediti. Gritti: «La certezza di poter operare su 20/30 anni. Se fosse stato pensato così, non ci sarebbero state speculazioni»

Nuovo voto oggi in Senato per il cosiddetto dl Aiuti che comprende le norme per lo sblocco della cessione dei crediti del superbonus edilizio, alla vigilia di una stagione invernale che si prospetta tra le più complicate a causa degli aumenti dei beni energetici che costringeranno imprese e famiglie ad una nuova austerity.

Il presidente di Confartigianato Sondrio Gionni Gritti guarda all’efficientamento energetico degli edifici come strada da favorire nel medio e lungo periodo.

«Mai come in questo momento - dice Gritti - il superbonus, riveduto e corretto, è uno strumento fondamentale per risparmiare sui consumi avendo prestazioni energetiche adeguate. Mi auguro che il prossimo governo voglia farne una misura strutturale».

Gli impianti di riscaldamento

Il regolamento dettato dal Mite per il risparmio di gas che prevede la riduzione delle ore di accensione degli impianti di riscaldamento da quattordici a tredici, l’abbassamento della temperatura a 19 gradi con la tolleranza, di due gradi e il rinvio di una settimana dell’accensione, dal 22 ottobre anziché dal 15, impatta infatti soprattutto su quegli edifici che, per una ragione o per l’altra - in molti casi per colpa delle regole cambiate in corsa che hanno frenato le delibere condominiali - non sono riusciti a fruire del 110% per l’efficientamento energetico.

«Case che - spiega Mario Fomiatti, referente degli impiantisti di Confartigianato - disperdono tanto e sono difficili da portare in temperatura e per le quali diminuire le ore di accensione e i gradi comporta indiscutibilmente maggiori problemi. Se il superbonus fosse stato portato avanti correttamente, magari pensato fin dall’inizio in modo strutturale, la cosa adesso sarebbe diversa e in molti sarebbero più tranquilli». Non è stato così, ma questo non significa che non lo possa essere in futuro. Sarà naturalmente il nuovo esecutivo, quello che verrà dopo il voto di domenica, a dover mettere mano alla questione «valutandone ogni aspetto, però» insiste Gritti riferendosi in particolare all’indotto che il superbonus ha fatto girare in un momento difficile per l’economia, ma anche al maggior gettito che la misura ha comportato per lo Stato.

Le storture

«La misura ha fatto emergere molto del lavoro nero - ricorda Gritti - mettendo nelle condizioni di poter efficientare le case anche coloro che, altrimenti, e penso soprattutto ad anziani e incapienti, non lo avrebbero fatto». Che non significa che il sistema così com’è funzioni. Anzi. «Le storture le abbiamo viste tutti - sottolinea Gritti -, ma non per questo bisogna gettare via tutto. Tutt’altro. Noi riteniamo che dovrebbe diventare una misura strutturale nel medio e lungo periodo. Che significa avere la certezza di potere operare da qui a 20/30 anni. Se fosse stato pensato così fin dall’inizio non ci sarebbero state le speculazioni su prezzi e materiali cui abbiamo assistito».

Il patrimonio immobiliare

Una regolamentazione nuova che preveda anche una sorta di scala di priorità. «Il patrimonio immobiliare locale e nazionale è un patrimonio costruito per lo più negli anni Settanta e che dunque ha 50 anni - dice Gritti - Se vogliamo rendere meno energivore le case dobbiamo agire sugli edifici più vecchi. Che significa dar loro priorità di accesso ai bonus e non, come è capitato, alle case costruite 5/10 anni fa».

Di fatto, nella corsa ad accaparrarsi imprese, ponteggi e materiali, stabili recenti hanno rifatto caldaie, tetti e cappotti che non erano urgenti a discapito di immobili che avrebbero dovuto avere la priorità.

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