«Filiera meccanica: con i prezzi in salita tante ditte a rischio»

L’allarme Riva, past president di Confindustria: «Le produzioni a monte potrebbero doversi fermare. Molti aumenti: tassi d’interesse, materiali, energia»

Una escalation senza fine, con tutto quello che sta comportando – e che comporterà, a maggior ragione, da settembre in poi – per imprese e famiglie, alle prese con una situazione sempre più insostenibile, potenzialmente esplosiva.

L’aumento dei costi (caro energia, ma c’è anche la crescita del costo delle materie prime e del denaro) prosegue inarrestabile, con picchi che si rinnovano di giorno in giorno.

«Questa situazione era assolutamente prevedibile: Confindustria, con il suo centro studi, già 4 o 5 mesi fa aveva preannunciato che l’autunno sarebbe stato difficilissimo, con il rischio dell’esplosione anche di gravi problemi sociali – ha commentato Lorenzo Riva, vicepresidente della Camera di commercio di Como-Lecco e titolare della Electro Adda di Beverate -. Un quadro complesso, nel quale la politica ha messo il suo zampino, facendo sì che tutto avvenisse in un momento in cui non abbiamo un Governo che possa operare nel pieno dei poteri per prendere decisioni immediate e incisive. E ora ci troviamo alle prese con “promotori di miracoli”, che assicurano in caso di elezione flat tax al 15% e altre meraviglie cui noi italiani fingiamo sempre di credere».

La situazione è difficile, specialmente per le aziende energivore, ma le ricadute si avranno su tutte le produzioni e sui prezzi. «Ma in queste condizioni non sono al riparo da rischi nemmeno le realtà che riescono a scaricare a valle gli aumenti subiti. Perché alla fine, il continuo incremento dei prezzi porterà i prodotti a costare così tanto che il consumatore finale non se li potrà più permettere. Inoltre, se si fermano le aziende energivore (penso ad acciaierie, trafilerie, fonderie), prima o poi è destinato a bloccarsi tutto il reparto metalmeccanico, perché verrà a mancare la materia prima. E questa è un’altra grande preoccupazione».

L’ex presidente di Confindustria Lecco e Sondrio è però convinto che il Paese non sia destinato ad affondare, nonostante navighi in acque tempestose. «Credo a quello che ha detto il premier Draghi al Meeting di Rimini: l’Italia è un Paese che riesce sempre a uscire dalle crisi e ce la farà anche questa volta. Siamo riusciti a superare le targhe alterne, la grande crisi petrolifera, quella del 2008: riusciremo a far fronte anche a questo momento».

Servirebbero però interventi decisi. «Se avessimo un Governo in grado di mettere a terra misure incisive come fanno alcune Regioni, spingendosi a porre un tetto al prezzo di gas e luce. Bisognerebbe facilitare l’utilizzo delle fonti rinnovabili, dal solare all’idroelettrico, senza limitarsi a promesse da campagna elettorale sulla sburocratizzazione, ma soprattutto si dovrebbe passare dall’essere il “Paese del no” ad essere il “Paese del sì”: sì a nucleare, trivelle, Tav, a un futuro ecologico e controllato».

La preoccupazione investe anche il mondo sindacale, che guarda con apprensione agli effetti della crisi su famiglie e lavoratori. «L’inflazione, ormai al 9%, sta erodendo pesantemente il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati – ha rimarcato Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil Lario -. Confindustria paventa poi il rischio del nutrito ricorso alla cassa integrazione, a settembre, per via della riduzione dei turni lavorativi al fine di far fronte a questi rincari. Questo significherebbe ulteriori problemi per gli addetti, che perderebbero anche parte del loro salario. Serve che il Governo intervenga velocemente».

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