Cassa integrazione locale. Sale la richiesta ad agosto

Il territorio lecchese chiude con 120mila ore, in aumento su luglio al contrario di Como

La cassa integrazione sale di nuovo, ad agosto, in provincia di Lecco rispetto a luglio, anche se resta sensibilmente al di sotto del livello raggiunto un anno fa. Una crescita consistente, quella sul piano congiunturale, oltre che in controtendenza rispetto al dato regionale e nazionale, entrambi negativi. Il nostro territorio ha chiuso infatti con 120.263 ore e un incremento di 53,3 punti percentuali, mentre Lombardia e Italia hanno fatto segnare rispettivamente -17,1% e -31,9% (Como -53.4%).

A rilevare l’andamento della richiesta di cassa integrazione durante il mese di agosto è la Uil del Lario, che nell’ottavo rapporto 2022 ha fotografato una situazione contrastante, che comunque sul piano tendenziale continua ad essere sostanzialmente positiva (Lecco -78,6% rispetto all’agosto 2021; Como -92,7%; Lombardia -88,3%; Italia -82,6%).

Anche prendendo in esame il totale dei primi otto mesi di quest’anno (Lecco 1.334.998 ore) la tendenza è marcatamente in calo (-86,4%, dato sostanzialmente in linea con quelli di Como e Lombardia, mentre quello nazionale è appena sotto i 79 punti). In flessione il ricorso agli ammortizzatori sociali nei due principali distretti economici del Lario. Il tessile segna un calo attorno ai 72 punti sia su Lecco (-72,4%) che su Como (-71,7%), mentre meccanica-metallurgia hanno un trend anche superiore: Lecco -88,7% (465.797 ore) e Como -82,9% (579.032).

Sul piano tendenziale, analizzando sempre il periodo gennaio-agosto, la cassa cala in tutti i settori produttivi a Lecco: industria -83,8%; edilizia -85%, artigianato -100%, commercio -95,4%. Gli ammortizzatori, da inizio anno, hanno riguardato mediamente 982 persone.

«Cresce – commenta il segretario generale della Uil Lario, Salvatore Monteduro -la cassa integrazione straordinaria ad agosto rispetto a luglio e ciò sta a significare che è in atto un processo di riorganizzazione per crisi aziendale. Questo è molto preoccupante, in quanto sono a rischio i posti di lavoro. Per il futuro preoccupano le conseguenze derivanti dall’incremento del costo dell’energia: stiamo già assistendo nel mese di settembre ad una richiesta da parte delle aziende di cassa integrazione ordinaria. Ciò comporta una diminuzione del potere d’acquisto che si va ad aggiungere agli effetti negativi dell’inflazione in essere. Moltissime famiglie pur avendo un lavoro ed un ammortizzatore sociale sono in difficoltà economica a far fronte ai bisogni di vita quotidiana. Gli interventi messi in campo dal Governo con i vari decreti aiuti non sono sufficienti. Serve subito un tetto al prezzo del gas».

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