Capsule del caffè. L’impianto Seruso recupera l’alluminio

Unico in Italia Salvate sette tonnellate di materiale. Superati gli obiettivi fissati dall’Europa per il 2030, D’Alema: «L’orgoglio di essere pionieri nel settore»

A Verderio, nello stabilimento di Seruso, c’è l’unico impianto per la raccolta e separazione delle capsule di alluminio del caffè, che nel resto d’Italia vanno a finire o in discarica o negli inceneritori, sempre che non vengano restituite direttamente a chi le vende.

Un progetto che è partito sei anni fa in collaborazione con Nespresso, e con Cial, il consorzio per il recupero dell’alluminio nazionale. In sei anni sono state recuperate a Verderio sette tonnellate di sole capsule di caffè, che arrivano dagli abitanti di 150 paesi delle province di Lecco, Como, Monza Brianza, Milano e Lodi per un totale di 1 milione e 200 mila persone.

Un esempio ed un modello che la direttrice del consorzio Cial, Giuseppina Carmineo, vorrebbe fosse esteso anche ad altre parti d’Italia: «Qui la situazione è decisamente positiva – ha detto, perché abbiamo già raggiunto e superato gli obiettivi fissati dalla Ue per il 2030 per gli imballaggi di alluminio, siamo al 76% contro il 60% previsto. Nell’ottica di un sempre maggiore impegno finalizzato al recupero di questo prezioso materiale, la collaborazione con Nespresso, Silea e Seruso, nel territorio lecchese, affinché in raccolta differenziata possano essere conferite anche le capsule del caffè in alluminio, rappresenta un ulteriore passo avanti verso il nostro principale obiettivo: Zero discarica, 100% recupero, obiettivo perseguibile anche e soprattutto grazie ai cittadini, primo anello della catena del riciclo». Proprio ieri, cadeva l’anniversario dell’avvio del progetto delle capsule e «va incontro al cambiamento dei modelli di consumo dei cittadini, che si spostano proprio verso le capsule rispetto al caffè tradizionale – sostiene il direttore di Silea Pietro D’Alema – e pur rappresentando una piccola frazione rispetto alle 50 mila tonnellate di materiale trattato ogni anno da Seruso, principalmente plastica, siamo orgogliosi di essere pionieri in questo settore».

Nespresso vorrebbe fare molto di più, le 7 tonnellate raccolte e differenziate da Seruso sono una piccola frazione del totale delle capsule che in tutta Italia la società riesce a recuperare facendosele restituire dai clienti. «Purtroppo c’è una certa rigidità delle norme», lamenta Silvia Totaro, responsabile sostenibilità per Nespresso Italia. Le capsule non sono considerate un imballaggio, ma un rifiuto, e solo con particolari apparecchiature, come quelle di cui si è dotata Seruso, si riescono a recuperare nel ciclo della separazione della differenziata.

«Questo sistema collettivo – spiega Totaro - rappresenta per noi di Nespresso un progetto molto importante in quanto tassello fondamentale del nostro percorso per incrementare il recupero e il riutilizzo delle capsule esauste in alluminio, ma anche per sostenere e contribuire alla raccolta di tutta la frazione dell’alluminio piccolo e leggero».

Per superare le rigidità normative Nespresso ha lanciato il progetto “Da chicco a chicco”, che consente ai clienti di restituire in oltre 150 punti di raccolta le capsule esauste, che vengono trattate per dividere l’alluminio dal caffè. L’alluminio viene fuso e recuperato, il caffè diventa composto e usato in una risaia italiana, da cui Nespresso acquista il riso e lo dona al Banco Alimentare di Lombardia, Lazio e Piemonte. Con questo sistema in 12 anni sono stati recuperate 8 mila tonnellate di capsule.

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