Cronaca / Lecco città
Venerdì 27 Febbraio 2015
«Wall Street, Il bando
rischia di andare deserto»
L’allarme è stato lanciato da Qui Lecco Libera. Facchini: «Cittadini mai coinvolti nel progetto. Ora, invece, in atto un’inspiegabile accelerazione»
Il rischio, spiegano, è che il bando vada deserto. E allora non si dovrà puntare l’indice contro il tessuto sociale lecchese, ma contro una gestione che ha puntato al coinvolgimento solo a una ventina di giorni dalla chiusura dei termini.
L’argomento, ovviamente, è la “pizzeria della legalità” che si sta realizzando nella ex Wall Street e chi affonda il colpo sono gli attivisti di Qui Lecco libera, “sul pezzo” da anni, al punto da realizzare un dossier su tutti i travagliati passaggi che hanno riguardato il bene confiscato alla ‘ndrangheta nel 1994.
Sessanta pagine nelle quali Duccio Facchini, Corrado Conti e gli altri membri dell’associazione hanno ripercorso tutta la storia, dalla confisca, appunto, ai vari passaggi subiti dallo stabile (nelle mani della prefettura, dei vigili del fuoco, del Comune), con ben sei proposte di utilizzo nell’arco di questi due decenni abbondanti.
Tra farne l’archivio prefettizio, crearvi uno spazio per le forze di polizia, metterlo a disposizione dei pompieri, costruirvi alloggi popolari e abbinarvi attività commerciali e di formazione, dunque, ha prevalso infine la pizzeria della legalità, che ha acceso gli animi e i motori di tutte le parti in causa, con l’obiettivo di alzare la saracinesca a inizio maggio, in concomitanza con l’avvio di Expo.
«Posto che anche se si dovesse attendere qualche mese in più per strutturare meglio questi contenuti non causerebbe il crollo del Magnodeno – evidenzia Facchini con una punta di sarcasmo -, non si comprende questa improvvisa accelerazione, dopo venti e più anni di perdite di tempo».
Il nodo, conseguente secondo Qll, è però un altro. «Fin dalla sua comparsa, il progetto non ha mai stimolato o preso in considerazione il ruolo della cittadinanza e della società civile.
Gli attivisti di Qui Lecco libera non parteciperanno al bando, per non essere tacciati di aver pungolato a più riprese le istituzioni solo perché animati da interessi particolari.
Infine, una critica al coordinamento lecchese di Libera, che ha dichiarato di avere ricevuto un sostegno (50mila euro) da Unicredit Foundation. «Lo stesso fondatore di Libera, don Ciotti, ha invitato a chiudere i conti di Unicredit per il coinvolgimento in un caso di usura in Calabria. Come si conciliano le due cose?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA