Valbrona, chiude la sala da ballo Koala
È stata la casa del “liscio” per trent’anni

Il titolare: «I locali sono appena stati messi a norma. Abbiamo resistito, ma ogni tentativo si è rivelato vano»

Per Valbrona e gli amanti del liscio di un’ampia zona è la fine di una storia lunga fatta di musica e divertimento. Ha chiuso il Koala dopo 65 anni di attività, era nato nel 1956 come bar di fianco all’officina di pulitura forbici. Negli ultimi due anni si è ballato davvero poco a causa della pandemia e alla fine la decisione di spegnere la musica in un locale che, fino al 2019, era tra i preferiti dagli appassionati del genere. «Dall’inizio delle limitazioni dettate dalla pandemia abbiamo aperto solo da giugno a settembre dello scorso anno ma senza poter ballare – spiega l’ultimo titolare Pierluigi “Gigi” Pini - È chiaro che per una sala da ballo è una limitazione incredibile, abbiamo cercato delle vie diverse con gli aperitivi musicali ma noi siamo conosciuti per il liscio. A me è sembrata una restrizione eccessiva considerando che da noi venivano le famiglie». Ci ha messo lo zampino anche la sfortuna per la chiusura del locale: «Nel 2019 abbiamo fatto un intervento importante per stare al passo con le norme legate alla sicurezza delle sale da ballo. È assurdo si venga equiparati purtroppo alle discoteche quando noi facciamo numeri diversi e con le famiglie. Come aiuti dallo Stato nell’ultimo anno e mezzo abbiamo ricevuto circa 7mila euro. Non sufficienti per riuscire a mantenere aperto il locale». Il Koala è stato creato da Giuseppe, Carlo e Alessandra Pini nel 1956. Nato come bar in breve è diventato anche trattoria, poi ospitando qualche matrimonio ecco la necessità di mettere della musica dopo cena. «Con l’acquisto del primo juke-box, ritirato al porto di Genova nel 1962, il ballo ha preso sempre più spazio all’interno del locale – continua “Gigi” Pini - Si è creata una sala che nel 1983 è stata dedicata anche alla disco music, poi dal 1992 ci siamo dedicati solo al liscio. Abbiamo avuto ospiti molti gruppi storici come i Bisonti o Mal, avevamo in programma anche i Camaleonti». La chiusura non è affatto indolore: «Mi dispiace, ma ogni storia ha un inizio e una fine. Volevo continuare altrimenti non avrei speso dei soldi nel 2019 per adeguare il locale. Sono arrivato all’età della pensione ma i nostri non erano clienti erano amici, ci mancheranno e sarebbe stato bello continuare ancora per qualche anno». C’è ancora volendo una piccola speranza: «Il locale l’ho messo in vendita ma non sono ottimista. Siamo sulla provinciale ma alla fine anche come bar non abbiamo mai lavorato molto, la nostra dimensione era quella del ballo liscio e, al di là della pandemia, le norme sono molto complesse e le tasse non poche: bisognerebbe evitare di metterci allo stesso livello delle discoteche».

(Giovanni Cristiani)

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