Un’ora in strada con la lupara
E nessuno ha chiamato il 112

E’ emerso dalle indagini sul grave ferimento nel centro di Cantù. Lo sparatore è stato in via Corbetta dalle 2 alle 3 con la lupara in mano, da lì sono passati molti giovani, ma senza dare l’allarme

Prima della drammatica sparatoria di mercoledì scorso, Antonio Manno è rimasto per un’ora intera in via Corbetta, a discutere con Sara, imbracciando un fucile (a canne mozzate, una lupara) come se nulla fosse. Senza che nessuno pensasse minimamente ad avvisare i carabinieri.

Il retroscena è emerso all’indomani dell’arresto del giovane accusato di avere ridotto in fin di vita Andrea Giacalone.

Quella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 agosto in giro per Cantù per i “mercoledrink” c’erano davvero tantissime persone: alle 2 di notte, secondo le testimonianze e come si poteva evincere anche dalle immagini delle telecamere di sicurezza del Comune di Cantù tra le 200 e le 300 persone.

Da piazza Garibaldi, per andare nei vari parcheggi e tornare a casa, in molti sono dovuti passare da via Corbetta, in discesa.

I carabinieri hanno sentito tanti ragazzi che quella notte si trovavano in città per il “Mercoledrink”. E in molti hanno confermato di aver visto Antonio Manno in via Corbetta, che teneva in mano quell’arma, senza nasconderla, tenuta “aperta” e non carica, ma ben in vista.

Sta di fatto che si sono accorti che qualcosa non andava, che non era il semplice battibecco tra fidanzatini. Ma nessuno ha pensato di avvisare i carabinieri, nemmeno in forma anonima. Una telefonata che, forse, avrebbe potuto evitare quello che è successo

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