«Truffa sugli interventi chirurgici»
Gravedona, ospedale sotto accusa

La Procura: cambiati i codici delle operazioni per ottenere rimborsi più ricchi

Indagati la legale rappresentante della società proprietaria dell’ospedale e un primario

La legale rappresentante della società proprietaria dell’ospedale Moriggia Pelascini e il primario di neurochirurgia sono finiti sotto inchiesta in quanto sospettati di aver “truccato” le carte per poter ottenere più rimborsi del previsto da parte di Asl e Regione Lombardia.

La Procura ha chiuso l’inchiesta a carico della legale rappresentante dell’Italia Hospital Spa, la società proprietaria del Moriggia Pelascini di Gravedona e del responsabile dell’unità operativa di neurochirurgia nella struttura sanitaria dell’altolago. L’ipotesi di reato a loro carico è truffa aggravata.

L’inchiesta è scattata lo scorso anno dopo che il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha effettuato una serie di accertamenti relativi ai rimborsi garantiti dal servizio sanitario nazionale alle strutture private per le prestazioni professionali fornite ai pazienti.

Secondo i finanzieri e la Procura tra la metà del 2012 e il 2013 le richieste di rimborso inviate all’Asl di Como dall’unità operativa di neurochirurgia del Moriggia Pelascini sarebbero state volutamente alterate, con l’indicazione di prestazioni differenti rispetto a quelle effettivamente prestate per riuscire, in tal modo, a ottenere rimborsi maggiori.

Il danno stimato dalle fiamme gialle si aggirerebbe attorno ai 425mila euro.

L’ospedale da parte sua respinge nella maniera più categorica ogni addebito di truffa. Dagli uffici amministrativi del nosocomio arriva la spiegazione del caso oggetto di indagine da parte della Procura: «Si tratta di una contestazione legata alle modalità di codifica. Al pari di altri ospedali, anche noi seguivamo una determinata procedura per codificare prestazioni e interventi che la Regione deve rimborsare: una procedura che, ovviamente, era ritenuta la più corretta. In seguito all’esposto di qualcuno, l’Asl ha compiuto una verifica e, per quanto riguarda le prestazioni dell’ambito neurochirurgico, ha avuto dei dubbi. A dimostrazione del fatto che l’interpretazione della procedura di codifica non è così chiara e univoca, anche la stessa Regione ha dovuto approfondire l’argomento prima di imporre all’ospedale di Gravedona di adottare una nuova modalità».

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