Tamponi: la Regione rimborsa
Ma solo se si è positivi

Si possono recuperare 62,89 euro. Sui 90-130 richiesti mediamente dai laboratori privati.

«Chi paga i tamponi?» A precisa domanda (finalmente), una precisa risposta.

Scrive la Regione Lombardia in un chiarimento – le ormai famose «Faq» – pubblicato venerdì sul suo sito: «In caso di positività del tampone naso faringeo, il costo del tampone viene restituito al cittadino nei limiti di cui alla Dgr n. XI/3132/2020 tramite le Ats che a breve disporranno di apposita modulistica».

Dopo giorni di confusione, la Regione fa finalmente chiarezza. E lo fa esprimendosi sul tema caldo delle ultime settimane, quello dei test sierologici: i test che, analizzando un campione di sangue, permettono di sapere se si è venuti a contatto con il virus.

Se è vero che il Pirellone, nella tanto attesa delibera pubblicata martedì scorso, ha di fatto disciplinato solo il percorso per campagne collettive di screening (Comuni, aziende, enti), è altrettanto vero che – in assenza di esplicito divieto – i laboratori privati hanno iniziato a eseguire, a pagamento, i test sierologici anche a singoli cittadini. Migliaia di singoli cittadini.

Ma, in assenza di indicazioni precise da parte della Regione, è rimasto – per giorni – un dubbio: se un cittadino deve (attenzione: deve. Non può sottrarsi) fare il tampone perché risultato positivo agli anticorpi individuati grazie al test sierologico, chi lo paga questo tampone?

Nel chiarimento di venerdì la Regione, finalmente, si pronuncia. E spiega che il tampone al laboratorio privato lo paga, in prima battuta, il cittadino (le tariffe vanno dai 90 ai 130 euro, circa): ma se il tampone risulta positivo, Regione rimborsa la spesa nei limiti stabiliti dalla delibera del 12 maggio, che corrispondono a 62,89 euro.

Cifra che la stessa Lombardia aveva indicato come quota da rimborsare alle strutture, pubbliche e accreditate, che fino ad oggi hanno processato tamponi. Se il tampone risulta invece negativo, a quanto pare il cittadino non ottiene alcun rimborso. Nessun dubbio, invece, su chi paga i test sierologici eseguiti privatamente (alla tariffa media di circa 40 euro): visto che la Regione – si legge nel chiarimento pubblicato venerdì – «offre questi test in specifiche situazioni, quali ad esempio percorsi di screening per specifiche tipologie di collettività o operatori (ospedali; strutture sociosanitarie; ecc.)», tutti coloro che fanno l’esame non rientrando in queste categorie – vedi i singoli cittadini – devono mettere mano al portafoglio: «Gli accertamenti eseguiti al di fuori del Sistema sanitario regionale – è il chiarimento – sono a totale carico degli utenti».

E per chi nutriva un ulteriore dubbio – dove posso fare il tampone post test sierologico eseguito privatamente: ancora nel laboratorio privato o, invece, in strutture pubbliche? – ecco la risposta della Regione: «Il laboratorio che offre ai singoli cittadini il test sierologico deve garantirgli l’intero percorso, compresa l’effettuazione del tampone nasofaringeo in tempi rapidi».

Ecco, sui tempi rapidi, ci sarebbe da aprire un capitolo a parte: com’è che – privatamente – si riescono ad avere tamponi (e risultati) in tempi rapidi, quando – dall’inizio dell’emergenza – il mantra ripetuto in coro ai cittadini è sempre stato solo e soltanto uno: «Mancano i tamponi». Servirebbe una «Faq» di risposta.

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