Superfranco, i commercianti
«Ora arriveranno più svizzeri»

«È come se la ruota fosse improvvisamente girata», afferma il presidente di Confcommercio , Giansilvio Primavesi

Un cambio favorevole? Una manna dal cielo, specie per quanti – esercenti e ristoratori comaschi in primis – potranno affiancare alla riconosciuta qualità italiana già posseduta prezzi sicuramente convenienti per i futuri clienti svizzeri e, ancor più, l’estrema vicinanza dal confine che fino al recente passato ha fatto la fortuna del territorio, benché dall’altra parte del confine.

«È come se la ruota fosse improvvisamente girata», afferma il presidente di Confcommercio Como, Giansilvio Primavesi.

«Un tempo eravamo abituati ad andare in Ticino per la benzina, il cioccolato e le sigarette. Questo non perché fossero migliori in termini qualitativi, ma semplicemente perché costava meno - dice - Battute a parte, se ciò che si è visto oggi sarà reso strutturale, di sicuro le nostre attività non potranno che avvantaggiarsene».Il tema, ovviamente, è di stretta attualità. Tanto attuale da non aver ancora lasciato il tempo per gli approfondimenti di rito. La visione, dunque, è prettamente di pancia. Sensazioni, quindi, sufficienti però a far intravvedere un futuro più sereno rispetto al recente passato fatto di generale contrazione della domanda.

«Già oggi – continua Primavesi – la clientela svizzera a Como è importante dal punto di vista numerico. Se il rapporto di cambio migliorerà, ciò non potrà che portare con sé benefici diretti ai nostri negozi, al nostro commercio, alla nostra accoglienza. Non posso che essere personalmente contento per quanto sta avvenendo, sebbene sia evidente che è ancora troppo presto per fare considerazioni nel merito. È bene attendere qualche giorno per verificare nei numeri l’effetto di quanto è partito oggi. Di svantaggi, insomma, non dovrebbero essercene. Chissà che una spinta nella domanda svizzera possa aiutare a risollevare una domanda interna alquanto frenata».

Sorride il commercio, lo fa pure un comparto, vale a dire quello della ristorazione, che per vicinanza e capacità attrattiva dovrebbe trarre più d’un influsso benefico da un euro meno forte rispetto al franco.

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