Sondrio Festival, esordio da tutto esaurito

Giovedì sera al Teatro Sociale la prima serata della Mostra internazionale dei documentari. A fare gli onori di casa il sindaco e l’assessore Fratta - Oggi prima delle proiezioni serali omaggio a Ermanno Olmi.

Gli uccelli di un epico Yellowstone, l’acqua che ha modellato l’Austria e i moniti non scontati di un divulgatore appassionato come Massimiliano Ossini. Sono stati questi gli ingredienti principali della prima serata del Sondrio Festival su cui giovedì si è alzato il sipario del Teatro Sociale per la XXXIII edizione nell’ormai consolidata contaminazione di linguaggi, fra immagini e parole. Ad accogliere la Mostra internazionale dei documentari sui parchi una sala come di consueto piena e che ha mostrato di gradire i primi due filmati in concorso, ma anche la chiacchierata tra Ossini e Giancarlo Cattaneo di Radio m2o, anche lui habitué del salotto cittadino.

È stato il sindaco di Sondrio Marco Scaramellini a dare il via ufficiale all’appuntamento augurandosi che il suo successo bissi quello grandioso ottenuto soltanto una settimana fa dalla Wine Trail. «Due eventi - ha detto - che ci restituiscono una città sempre più internazionale con un suo posto nel mondo di chi si occupa di ambiente».

Un lavoro condiviso con partner e sponsor, coordinato dal direttore Simona Nava, di cui va orgogliosa l’assessore alla Cultura e presidente di Assomidop Marcella Fratta: «Tanta gente, grande sensibilità e una varietà di appuntamenti». Di occasione straordinaria ha parlato anche il prefetto Paola Spena, in predicato di lasciare la provincia, per un luogo che non è solo neve, ma cultura e natura.

La serata, condotta da Gigliola Amonini, è proseguita con la presentazione di Cast, il Castello delle storie di montagna, con l’intervento del suo curatore Marco Albino Ferrari: non un museo ma un contenitore, un percorso narrativo su tre piani, per scoprire la montagna attraverso l’arrampicata, l’alpinismo e l’ambiente. Un invito a visitarlo approfittando delle aperture straordinarie in concomitanza con Sondrio Festival: da giovedì a domenica dalle 10 alle 18. Massimiliano Ossini, tornato sullo stesso palco due anni dopo la prima apparizione, ha aperto come meglio non avrebbe potuto le conversazioni di Sondrio Festival. Ha parlato della sua passione per l’ambiente, iniziata negli anni della trasmissione “Geo”, dei suoi modelli televisivi, Piero e Alberto Angela, del desiderio di conquistare il pubblico giovane che vuole tutto subito, che non apprezza la lentezza. Il suo libro, un grande successo editoriale, s’intitola “Kalipè”, il passo corto e lento tibetano, una metafora della vita, perché, secondo Ossini, bisogna cominciare a rallentare, a recuperare il senso di comunità, a ritrovare la piazza. Il suo intervento è stato intervallato da applausi da un pubblico che ha seguito con grande partecipazione. Ha concluso con una promessa, tornare a Sondrio l’anno prossimo per partecipare alla Wine Trail, e con un arrivederci a presto: nei primi giorni di dicembre sarà in Valtellina per registrare una puntata di Linea Bianca.

I primi due documentari in concorso hanno impressionato per la spettacolarità delle immagini e la leggerezza del racconto. “Yellowstone epico: vivere in volo”, di Jeff Reed, rivela un luogo magico, il primo parco naturalistico istituito negli Stati Uniti nel 1872. I protagonisti sono gli uccelli che lo popolano. A seguire l’Austria raccontata attraverso l’acqua, l’elemento che più di ogni altro l’ha modellata.

Dopo la serata di ieri con tre ospiti e due documentari, ma anche con il film fuori concorso, “Il sorriso del gatt, di Karine de Villers e Mario Brenta, le mostre e le attività didattiche, oggi si riparte alle 18,15 con un omaggio a Ermanno Olmi prima di entrare nel vivo della serata. Per le conversazioni del Festival Marco Castellazzi dialogherà con il meteorologo Filippo Thieri e il glaciologo Claudio Smiraglia. A seguire i tre documentari: “Parco Nord Milano: L’arca di Noè alle porte della città” di Camillo Bruseghini; “Magica Islanda - L’isola vulcanica più grande del mondo” di Jan Haft e “I re perduti di Bioko” di Oliver Goetzl.

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