Presunta violenza sulla spiaggia
Chiesti 7 anni per un valtellinese

La difesa chiede l’assoluzione: parti consenzienti Sentenza ad aprile

Sette anni di pena per due dei tre imputati, Nicholas Pedrotti e Gheorghe Rotaru, sei anni per il terzo amico, Emanuel Dedaj.

Sono queste le richieste di condanna avanzate ieri mattina dalla Procura di Como (in aula, per la requisitoria, c’era il pm Michele Pecoraro) per i presunti episodi di violenza sessuale avvenuti nella notte tra l’8 e il 9 di agosto del 2018 nei pressi del Lido di Menaggio.

Il Collegio del Tribunale di Como, presieduto da Maria Luisa Lo Gatto, ha poi rinviato l’udienza ad aprile per le repliche e l’eventuale sentenza.

Le difese al contrario avevano chiesto, nelle loro arringhe, l’assoluzione per Dedaj (albanese, 24 anni, assistito dall’avvocato Stefano Pelizzari), Pedrotti (25 anni di Chiesa Valmalenco, difeso da Francesco Romualdi) e Rotaru, moldavo (24 anni) che non si è mai visto in aula a Como (era tornato in patria pochi giorni dopo i fatti) ed è rappresentato da Raffaele Donadini e da Emanuele Boletta.

«Non è scappato – hanno però fatto notare i legali ieri mattina –. Non sapeva del procedimento aperto e tutti al contrario erano al corrente che a breve sarebbe tornato in Moldavia. Quindi non si più parlare di latitanza». Rotaru si allontanò il 15 agosto, mentre la prima denuncia di una delle due vittime è datata 12 agosto. Tutte le difese hanno chiesto l’assoluzione sostenendo che i rapporti sessuali tra le parti fossero consenzienti.

«Per quanto mi riguarda non ce l’ho con la ragazza che mi ha accusato - aveva raccontato al nostro giornale Nicholas Pedrotti nel novembre del 2018 -, però le chiedo una cosa: di raccontare finalmente la verità su quello che è successo quella sera. Tra lei e me ci sono stati dei baci dopo che tutti avevamo bevuto, questo sì, ma mai alcun contatto di tipo sessuale. E, soprattutto, nessuna violenza da parte mia». «Per quanto riguarda quello che viene imputato a Pedrotti posso tranquillamente respingere tutte le accuse», aveva ribadito l’avvocato Romualdi.

L’hanno pensata in modo diverso i carabinieri e la procura di Como, con una indagine che nei mesi era stata portata avanti dal pm Massimo Astori. Secondo la tesi accusatoria, che ieri ha portato a chiedere le tre pesanti condanne, due ragazze all’epoca dei fatti diciassettenni, furono conosciute dagli imputati in un bar di Menaggio.

La serata si trasferì poi, in macchina, nelle vicinanze del Lido di Menaggio dove sarebbero avvenute i palpeggiamenti e le violenze sessuali complete. Secondo la Procura, infatti, le ragazze erano in un «palese stato di ubriachezza» e non erano affatto consenzienti.

Nell’indagine in un primo momento era stato coinvolto anche un muratore di Claino con Osteno che ne era uscito pulito, in quanto completamente estraneo alle violenze (aveva solo guidato l’auto fino al Lido).

L’indagine era scattata dopo che una delle due ragazze – che erano in vacanza sul lago, a Menaggio, ma che non sono del posto – era andata dai carabinieri a raccontare quello che era accaduto. Le due minorenni che si trovavano in macchina con i tre imputati sono costituite parte civile, assistite dagli avvocati Annalisa Abate e da Stefano Banfi.

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