Ponte Lambro, la guerra dei gattari
Volontari contestati dagli “Amici”

Avvisi e proclami contro gli interventi di sterilizzazione

Da un lato ci sono i volontari riconosciuti da Ats Insubria che stanno cercando di sterilizzare i gatti della colonia, dall’altro i misteriosi “Amici dei gatti di Villa Guaita” che lasciano lettere anonime e chiedono di lasciare in pace i felini. La battaglia va in scena i a due passi dal municipio, nel parco dell’ex casa di riposo. A Villa Guaita i randagi esistono da almeno vent’anni, la colonia è alimentata periodicamente da felini che vengono lì abbandonati. Periodicamente alcuni volontari - d’accordo con le autorità sanitarie - avviano una campagna di sterilizzazione per evitare che nascano decine di altri gattini.

Da qualche settimana Mauro Conforti, un volontario che da 35 anni segue colonie in tutto il Triangolo Lariano, sta cercando di sterilizzare le gatte della colonia pontelambrese, che conta complessivamente 13-14 animali. La gran parte sono già stati sterilizzati, all’appello manca un solo gatto: catturarlo sta diventando un’impresa perché qualcuno si ostina a lasciare cibo in bella vista. «Abbiamo messo dei cartelli invitando le persone a non dar da mangiare ai gatti - dice il volontario - perché se si trovano la ciotola bella pronta non si faranno mai catturare. Eppure il cibo continua a comparire, anche sotto il cartello in cui chiediamo di non farlo». Sembrava quasi un dispetto, ma nei giorni scorsi sulla grata dove si trova la colonia è comparsa una lettera anonima firmata “Amici dei gatti di Villa Guaita” e scritta a nome degli stessi felini. «Noi gatti di Villa Guaita - si legge - vorremmo essere lasciati in pace. Sono settimane che disseminate il nostro rifugio di trappole, che ci affamate e tutto questo per una sola micia che non siete ancora riusciti a catturare». Seguono riferimenti alle «ore di puro terrore» che vivrebbero i gatti «soli e disperati» una volta che finiscono in gabbia, destinazione veterinario. «Dimenticatevi per favore della nostra esistenza» conclude la lettera. Il testo è finito sui social, diversi attivisti hanno invitato gli anonimi a un confronto a viso aperto. La risposta è arrivata con un’altra lettera: «Riteniamo inutile il confronto da voi richiesto con tanta amabilità. Le vostre ragioni le conosciamo: noi contestiamo il metodo e l’accanimento usati per raggiungere il vostro scopo». «In 35 anni di volontariato - dice Conforti - non mi era mai successa una cosa simile. Quando i gatti lasciati liberi di riprodursi fanno una cucciolata, chi si prende poi i piccoli? Forse chi ha scritto la lettera? Certo che no». I volontari chiedono solo di finire il lavoro, a tutela degli stessi animali. «I gatti poi tornano lì. Ma se continuano a lasciare il cibo, sarà difficile “convincere” l’ultima gatta rimasta a entrare nella gabbietta».

(Luca Meneghel)

© RIPRODUZIONE RISERVATA