Ponte di Annone
Il pm va a Bergamo
e l’inchiesta rischia

Risposta negativa da Roma alla richiesta di rinviare il trasferimento del magistrato inquirente

Rischia una battuta d’arresto di almeno cinque mesi l’inchiesta penale scaturita dalla tragedia del ponte di Annone, la morte dell’ex insegnante di educazione fisica Claudio Bertini ucciso dal crollo del cavalcavia il 28 ottobre dello scorso anno.

Le voci che si rincorrevano da qualche giorno hanno trovato conferma nelle parole del procuratore capo Antonio Chiappani, il quale però preferisce non commentare: la repentina partenza da Lecco del sostituto procuratore Nicola Preteroti, titolare del fascicolo d’inchiesta, atteso a Bergamo entro la fine del mese, spariglia le carte. A nulla è infatti valsa la richiesta di posticipato possesso della nuova sede avanzata al Ministero della Giustizia dal numero uno della Procura cittadina: da Roma è arrivato un secco “niet”.

Dunque, Preteroti dovrà lasciare entro pochi giorni il suo ufficio senza che il suo sostituto, Andrea Figoni, sia ancora arrivato in città. Entrerà in servizio, infatti, solo ad aprile.

E qui si apre la falla: il fascicolo sul crollo del cavalcavia, una delle inchieste più importanti - ma anche complesse - di cui si sta occupando la Procura lecchese, verrà ovviamente avocato dal procuratore, che però, con i numeri con i quali si trova a dover fare i conti, difficilmente riuscirà a chiuderlo senza un aiuto.

Il “no” piovuto da Roma alla richiesta di posticipare il trasferimento di Preteroti per poter chiudere l’inchiesta sul ponte di Annone - la domanda avanzata da Chiappani al Ministero era infatti circostanziata - potrebbe far prendere al procuratore capo una decisione drastica, ossia il “congelamento” dei termini delle indagini preliminari fino all’arrivo del nuovo magistrato.

Cosa accadrà realmente lo si saprà solo nei prossimi giorni, ma lo spauracchio che la vicenda di cronaca per la quale l’opinione pubblica non ha mai smesso di invocare giustizia resti “sospesa” per cinque mesi resta. Ed è purtroppo più di uno spauracchio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA