Piste, interviene la Regione

«Devono rimanere aperte»

Un parere del dirigente dà via libera a scialpinisti, bob e ciaspole nonostante gli impianti non funzionino. Il Pirellone non «ritiene fondata» l’interpretazione del prefetto. «L’apertura garantisce anche più sicurezza»

Un quesito urgente, è stato posto, ieri, dal prefetto di Sondrio, Salvatore Pasquariello, a Regione Lombardia in merito alla problematica dell’utilizzo delle piste da sci ad impianti chiusi, e, a stretto giro di posta, dalla Regione, è giunta risposta. A formularla, il direttore di funzione specialistica dell’area “Programmazione e relazioni esterne, sport e grandi eventi sportivi”, Simone Rasetti, il quale, in un’articolata nota conclude che «non si ritiene fondata l’ipotesi di interpretare in maniera estensiva l’espressione “impianti nei comprensori sciistici”, contenuta nel decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, fino ad includere anche le piste da sci».

In una parola, per Regione Lombardia, impianti chiusi, non significa piste chiuse.

«Fatta salva la valutazione che riterranno di esprimere i competenti uffici governativi destinatari, a loro volta, del quesito del Prefetto di Sondrio - scrive Rasetti - e atteso che, l’utilizzo delle piste, in tale contesto (cioè ad impianti chiusi, nda), rimane completamente sotto la responsabilità dell’utente, non essendo attivi, nè il servizio piste, nè il servizio di soccorso, ritenendosi, quindi, il gestore dell’area sciabile sollevato da ogni responsabilità».

Questo il chiarimento indirizzato alla Prefettura di Sondrio, con lettera protocollata nella giornata di ieri, e che rimanda ad una serie di puntualizzazioni che si rifanno al contenuto del Dpcm del 10 gennaio scorso in cui, dice Rasetti «alla lettera d) è consentito svolgere attività sportiva e motoria all’aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili - è scritto -, purché nel rispetto delle distanze di sicurezza interpersonali», mentre, nelle linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita, validate dal Comitato tecnico scientifico il 4 febbraio scorso, «nessuna misura specifica - scrive Rasetti - è riferita alla fruizione delle piste da sci, ma solo agli impianti, per cui, a questa pratica sportiva si può applicare il dettato della lettera d) del suddetto Dpcm».

Inoltre, sul tema della sicurezza del variegato popolo degli sciatori, pure, Rasetti, si sofferma, osservando come «in relazione al notevole afflusso di sciatori sulle piste da sci - scrive - e con le condizioni attuali del manto nevoso, risulterebbe auspicabile permettere la pratica dello sci alpinismo, delle ciaspolate, della discesa con la slitta all’interno delle piste individuate e riconosciute dalle Comunità Montane, ma attualmente non servite da impianti, piuttosto che in aree inevitabilmente molto più pericolose, che potrebbero nascondere insidie o pericoli».

«In punto di diritto, quindi, e anche in ragione di considerazioni relative alla sicurezza degli sciatori dentro questo particolare contesto emergenziale», per Regione Lombardia, «sarebbe auspicabile una interpretazione più lasca della normativa».

«L’argomento è oggetto di ulteriori approfondimenti da parte degli organi di Governo centrale - hanno fatto sapere, in serata, dalla Prefettura di Sondrio - anche alla luce delle precisazioni di Regione Lombardia». Sempre dalla Prefettura, si precisa che «nessun provvedimento è stato emesso rispetto all’utilizzo delle piste da sci salvo adottare l’orientamento restrittivo circa il loro utilizzo sia per prevenire assembramenti sia a tutela dell’incolumità degli sciatori».

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