Negozio cerca dipendenti da due anni
«Paga da 1.300 euro, ma non si trova»

Cantù Daniela e Cristiano Manzato, della calzoleria al centro commerciale Mirabello, sono esasperati. «Colpa del reddito di cittadinanza e dell’indennità di disoccupazione, la gente preferisce quelli»

Hanno iniziato a cercare un collaboratore quasi due anni fa, nel pieno dell’emergenza Covid. Ma ci ha messo meno la pandemia a smettere di mordere di quanto ci abbiano messo loro ad assumere un aiuto. Che ancora non hanno trovato.

La colpa, dicono esasperati Daniela a Cristiano Manzato, di Calzolerie Manzato 1960 , all’interno del centro commerciale Ipercoop di Mirabello, è del reddito di cittadinanza e di altri ammortizzatori sociali come la Naspi, non perché strumenti negativi in sé, ma per la loro cattiva gestione.

Il precedente del ristorante

Un luogo comune? Macché, assicurano, se lo sono sentito dire chiaramente da qualche candidato che, tutto sommato, preferivano continuare a usufruire del beneficio e arrotondare con qualche lavoretto in nero.

Solo pochi giorni fa il titolare del ristorante Opa Taverna Greca di corso Unità d’Italia raccontava di aver offerto, negli ultimi mesi, quattro contratti a tempo indeterminato, proposti ad altrettanti collaboratori con contratto in scadenza. E tutti hanno optato per perdere il lavoro e usufruire della Naspi, l’indennità di disoccupazione, tanto che è stato costretto a ridurre i coperti per mancanza di personale. Nel negozio dei fratelli Manzato da due anni è appeso un cartello per cercare personale. Anzi, in realtà i cartelli sono due, ai quali hanno aggiunto anche dei sacchetti di carta con scritto “cercasi calzolaio” all’esterno per catturare l’attenzione.

Niente da fare. «Abbiamo iniziato a cercare personale durante la pandemia – spiega Daniela Manzato – e ora più che mai ne abbiamo bisogno». Hanno pubblicato annunci su internet, sui social su molti gruppi, scrivendo «Assunzioni regolari, part time, full time, contratti determinati, indeterminati». Si sono rivolti al centro per l’impiego, «ma non ci hanno mai chiamato, mai nemmeno risposto».

Maggiorazione la domenica

Intanto Cristiano Manzato ammette di essere davvero sfinito, non avendo un aiuto. Il dubbio è, a questo punto, che le condizioni non siano allettanti. «Offriamo contratti nazionali – sottolinea – la base è 1.300 euro al mese per sei ore al giorno, ma la domenica c’è una maggiorazione quindi, soprattutto se se ne fanno diverse, si può guadagnare di più». Non cercano una persona già esperta del mestiere, anche se ovviamente un po’ di familiarità sarebbe bene accetta.

Contratto regolare, non in nero

«Facciamo una prova – continua – per capire quale manualità abbia la persona. Ma molti sono interessati solo a sapere quanto paghiamo, per la prova. Dicono che mi faranno sapere. Loro a me, non il contrario. Poi non richiamano, dicono che non se la sentono. Potrei scrivere un libro sulle cose che mi sono sentito dire in questi anni».

E il problema, secondo loro, è chiaro: «La disoccupazione oggi non fa più paura a nessuno – il giudizio di Daniela - perché c’è sempre qualcuno che si prende cura di te. Onestamente diamo la colpa di questa situazione al Reddito di Cittadinanza, e anche alle famiglie che non sbattono giù dal letto chi preferisce non lavorare. Proponevamo anche il tempo indeterminato, ma preferiscono contratti a termine, e poi sembra vogliano farsi licenziare, per usufruire della Naspi. Dicono che gli imprenditori facciano i furbacchioni, ma non è così, noi non abbiamo mai e poi mai avuto nessuno in nero».

Silvia Cattaneo

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