’Ndrangheta, mani su Cantù
«Subito a processo il clan della movida »

Botte, minacce ed estorsioni: la “piovra” voleva controllare il centro. Dieci arrestati. I magistrati antimafia: clima di terrore per mettere le mani sui locali e la gestione della sicurezza

Devis era steso a terra con la mandibola fratturata quando i suoi (presunti) aggressori gli hanno chiarito i motivi per cui lo avevano messo al tappeto: «Noi siamo calabresi e da noi in Calabria si fa così».

La Procura antimafia non ha mezzo dubbio: i “calabresi di piazza Garibaldi” vanno processati. E così, cinque mesi dopo il blitz che ha alzato il velo sui retroscena delle violenze della movida canturina, ha chiesto il giudizio immediato per tutti gli indagati. A cominciare dai tre depositari dell’accusa più pesante, quella di appartenenza alla ’ndrangheta. Per Giuseppe Morabito, 31 anni, nipote di “u Tiradritto”, quest’ultimo un pezzo da novanta della mala calbrese, Domenico Staiti, 44 anni, e il nipote Rocco Depretis, 21 anni, la Procura antimafia ha chiesto il processo per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

«Avvalendosi della forza di intimidazione» tipica della ’ndrangheta, accusano i magistrati, i tre “calabresi del bar Crystall” avrebbero trasformato le notti della movida canturina in un festival di minacce, botte, aggressioni con «lo scopo di acquisire le attività economiche e il servizio» di pubblica sicurezza dei locali e della piazza.

Almeno quattro gli episodi contestati: il 10 ottobre 2015, la gambizzazione di Ludovico Muscatello, nipote di Salvatore, il boss a capo della locale di Mariano Comense. Il 25 novembre dello stesso anno l’esplosione in piazza Garibaldi di un colpo di pistola contro l’auto di un passante con cui De Pretis avrebbe litigato per una banale precedenza non data. Il 10 e il 31 gennaio 2016 l’aggressione di quattro giovani all’esterno della discoteca Spazio Renoir.

In compagnia - sia in aula, quando sarà fissata l’udienza, sia nelle scorribande di piazza - del terzetto considerato affiliato alla ’ndrangheta anche Bruno Staiti, 24 anni, Antonio Manno, 22 anni, Luca Di Bella, 27 anni, Andrea Scordo, 33 anni, tutti residenti a Cantù, Emanuele Zuccarello, 28 anni, Jacopo Duzioni, 25 anni, e infine Valerio Torzillo, 23 anni, residenti invece a Cermenate. I dieci - a vario titolo - sono accusati di aver «assunto atteggiamenti di prevaricazione e intimidatori» per ai danni dei titolari di tre locali: lo Spazio Renoir, il Bar Commercio di piazza Garibaldi e il Grill House di via Corbetta, dove il gruppetto sarebbe stato solito consumare e non pagare, molestare gli avventori, minacciare gli esercenti, prendere a sberle chi osava reagire.

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