Morto sotto la valanga a Livigno
«Il tuo sorriso prosegua nella luce eterna»

Livigno Ieri pomeriggio centinaia di persone hanno seguito i funerali di Vincenzo Galli perfino dal sagrato - Toccanti i ricordi di don Gianluca Dei Cas e don Stefano Ferrari, legati al geometra comunale da lunga amicizia

La giornata con sole cielo terso è una di quelle che Vincenzo Galli, potendo, avrebbe dedicato alla sua passione per la montagna e per lo sci. Da solo o con gli amici. Invece, nel primo pomeriggio di martedì a Livigno si sono tutti radunati sul sagrato di Santa Maria per rendergli omaggio, per dare l’ultimo saluto al geometra comunale, che sabato ha perso la vita travolto da una valanga mentre faceva sci alpinismo sulle montagne del paese.

Una folla traboccante: centinaia di persone sono rimaste fuori dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria. Nel secondo dei due giorni di lutto cittadino c’era il sindaco Remo Galli in fascia tricolore con tutti gli amministratori comunali e la cinquantina di attuali dipendenti. Molti anche i colleghi ora in pensione, che non sono voluti mancare nell’ultimo saluto a Vincenzo.

Molto nutrito il gruppo degli amici del Cai di Livigno in divisa, i coetanei del 1974, e poi amici e parenti. Brevissimo il tragitto del feretro dalla cappella dei confratelli, dove Vincenzo è stato omaggiato in questi giorni, alla chiesa parrocchiale di Santa Maria. Come breve può essere considerata una vita interrottasi improvvisamente a 48 anni, i 49 gli avrebbe compiuti ad aprile. A celebrare l’omelia il suo coscritto don Gianluca Dei Cas.

«Una chiesa troppo piccola per contenere tutti. Siamo legati a Vincenzo da una amicizia robusta come le corde che si usano in montagna» ha detto il parroco che ha svelato anche un aneddoto, la lettera che il coscritto Vincenzo, classe 1974, gli aveva spedito al suo arrivo a Livigno, con una similitudine ben augurante per il nuovo pastore della comunità pastorale di Livigno e di Trepalle. Era la citazione del panico a bordo di un aereo che tutti i passeggeri avevano, tranne una bambina di 8 anni. Davanti alla sua tranquillità gli altri gli chiesero il motivo e lei rispose sicura «Sono tranquilla perché il pilota è mio padre».

Profondo e toccante anche il ricordo che ha fatto il vicario di Livigno, don Stefano Ferrari, legato da profonda amicizia a Vincenzo. Tante sciate condivise, soprattutto quelle del mattino presto.« Una volta in cima eri solito fare due cose: la preghiera e il messaggio a tua moglie Roberta. Questa è l’essenza della vita: la fede e la famiglia. Un sorriso che prosegua con la luce eterna ora».

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