Morto bloccato dalle porte del treno
Il macchinista patteggia 14 mesi

Archiviate le accuse a carico del capotreno

Si chiude con un patteggiamento l’inchiesta sulla morte di Alessandro Rossi, passeggero rimasto incastrato con la gamba mentre tentava di scendere dal convoglio in partenza dalla stazione di Albate. Il macchinista del convoglio, un dipendente di Trenord di 56 anni che si trovava ai comandi del treno suburbano 25049 che l’11 aprile dello scorso anno è partito da Como San Giovanni alle 13.21 diretto a Milano Porta Garibaldi, ha patteggiato un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo.

Quel giorno, giunto alla stazione di Albate, il treno era ripartito nonostante uno dei passeggeri, il cinquantaduenne milanese Rossi, tentando di scendere dal convoglio quando ormai il capotreno aveva dato la chiusura porte, era rimasto incastrato con la caviglia tra le porte. E così è stato trascinato dal treno in corsa verso la stazione successiva, quella di Cucciago, dove ogni tentativo di soccorrere l’uomo era ormai del tutto inutile.

La Procura aveva chiesto e ottenuto l’archiviazione delle accuse a carico del capotreno in servizio sul convoglio. Inizialmente l’uomo era stato anche lui indagato, per aver dato il “pronti” senza verificare che tutti i passeggeri fossero al sicuro. L’uomo si è fatto interrogare dal pubblico ministero Mariano Fadda, titolare del fascicolo, riuscendo a chiarire la sua estraneità alle accuse e l’impossibilità, per lui, di potersi accorgere di quanto avvenuto.

Resta il mistero sul perché la spia del “blocco porte” abbia segnalato un’anomalia soltanto per 37 secondi, salvo poi spegnersi. Secondo la Procura tanto bastava per suggerire al macchinista di non partire e di approfondire quella segnalazione. Da qui l’accusa e il patteggiamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA