Morti in corsia, il conto all’ospedale
Gli eredi ora chiedono 14 milioni

Sono una quarantina i parenti delle 15 vittime dell’ex viceprimario di Saronno, Leonardo Cazzaniga. L’avvocato dell’Asst Valle Olona: «Siamo sicuri che i suoi farmaci abbiano anticipato i decessi?»

Oltre 14 milioni di euro di risarcimento per le morti in corsia. A tanto ammonta la richiesta avanzata dalle parti civili, una quarantina, parenti e familiari delle vittime (12 in corsia all’ospedale di Saronno e 3 in ambito familiare) dell’inchiesta “Angeli e Demoni” sull’operato dell’ex viceprimario Leonardo Cazzaniga.

Il dato rilevante è emerso durante l’intervento in aula dell’avvocato Enrico Candiani, difensore dell’azienda ospedaliera ASST Valle Olona, citata nel procedimento come responsabile civile.

«L’azienda - ha spiegato Candiani - si ritiene una parte danneggiata non solo per le richieste formulate dalle parti civili ma anche per le ripercussioni avute in questo procedimento. Ci sono due temi fondamentali, l’accertamento del dolo e la prova di causalità tra la sua condotta del dottore e la morte dei suoi pazienti».

Candiani ha espresso la tesi difensiva chiarendo i due temi di discussione: «I pazienti ospedalieri – dice - arrivano al Pronto soccorso con una malattia incurabile. Arrivano al perché si trovano colpiti da una crisi acuta, malati terminali, o terminalissimi in alcuni casi. Cazzaniga prescrive farmaci il cui scopo è lenire il dolore. Pazienti che soffrono molto e l’unica cosa che si può fare è aiutarli a soffrire meno».

E aggiunge: «I farmaci usati sono quelli utilizzati nell’eccellenza delle cure palliative. Cazzaniga è un medico che rileva la sofferenza e cerca di porvi rimedio. Lo fa maldestramente e con errori. Non si possono aggredire i portantini o le infermiere, non si può usare la terminologia di Cazzaniga. Tutto censurabile, ma nulla attestante il dolo di omicidio».

E conclude: «Non fossero stati malati terminali sarebbe diverso. È stata accelerata la morte? Se abbiamo con certezza la data della morte, se è anticipata allora discutiamo, ma sul dato temporale non c’è nessuna prova del termine cronologico della loro sopravvivenza ma soprattutto non abbiamo certezza sul dato di morte. Avete la certezza che quella condotta abbia certamente causato la morte o l’abbia accelerata?».

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