Morti in casa: ammoniaca nei corpi

Il casoL’esito dell’autopsia apre nuovi scenari sul decesso di Gianni Pasella e dell’anziana madre Lidia Lo Savio Varie le ipotesi, non si esclude che sia stato il figlio a dare il liquido fatale alla donna, prima di berlo lui stesso

La morte di madre e figlio nella casa di Crevenna si tinge di giallo. Anche se, ormai, nessuno può sapere esattamente quello che è avvenuto in quell’appartamento.

L’autopsia effettuata sui corpi di Lidia Lo Savio, 91 anni, e del figlio Gianni Pasella, che avrebbe compiuto 67 anni a ottobre, ha infatti rivelato che i due avrebbero ingerito dell’ammoniaca. E sarebbe proprio questa la causa della loro morte.

Questa scoperta, a tal punto, apre a tre ipotesi su quanto avvenuto realmente. L’assunzione di ammoniaca potrebbe essere stata accidentale, con il liquido scambiato per banale acqua, senza che nessuno dei due si accorgesse dell’odore acre.

Morti a letto

La seconda ipotesi al vaglio riguarderebbe un gesto volontario da parte di entrambi: Lidia Lo Savio, infatti, si trovava in precarie condizioni di salute, in quanto era allettata da anni. I vicini di casa, in via Vincenzo Monti 12, pare che non l’abbiano mai vista di persona, in quanto l’anziana era costretta in casa fin dal primo giorno dell’arrivo della famiglia nell’abitazione di Crevenna, nel luglio del 2015. Anche con i due fratelli Gianni e Carlo, quest’ultimo scomparso nel 2017 a seguito di una malattia, non c’erano molti rapporti, al di là del più classico “buongiorno” di cortesia quando si incontravano per strada.

L’ultima possibilità è quella che sia stato un gesto estremo pensato dal figlio Gianni, che forse non sopportava più di vedere l’anziana madre in quelle condizioni. E così potrebbe essere stato lui a darle l’ammoniaca, per poi berne anche lui, in quello che si può profilare come un omicidio-suicidio dettato dalla disperazione.

Ma si può restare solo nel campo delle ipotesi e più in là è impossibile andare.

Resta il fatto che dopo la loro morte, i corpi siano rimasti nella casa per circa tre settimane (non si può infatti risalire all’esatta data di morte), senza che nessuno si accorgesse di quanto avvenuto.

Solo nel tardo pomeriggio di martedì 24 settembre una vicina di casa, che già nei giorni precedenti aveva sentito un fastidioso odore provenire dall’abitazione di Gianni Pasella e della madre Lidia, ha dato l’allarme. I primi ad arrivare attorno alle 18.30 erano stati gli agenti della polizia locale di Erba, che avevano ritrovato i due cadaveri in uno stato avanzato di decomposizione. Entrambi si trovavano a letto, in stanze diverse. Come anche confermato successivamente dai carabinieri, non c’erano segni di effrazione e anche nell’abitazione non c’erano elementi per pensare che qualche estraneo potesse essere entrato nell’abitazione.

La solitudine

I due, comunque, non avevano problemi economici: tutte le bollette pagate, nessun debito alle spalle. Tra il 2016 e il 2017 avevano usufruito dei servizi di igiene e di consegna dei pasti a domicilio, ma alla fine di quell’anno Gianni Pasella aveva poi rinunciato spontaneamente.

Prima di arrivare ad Erba, avevano vissuto a Como tra il 1994 e il 2015 e precedentemente a Fino Mornasco. Ma sono morti nella solitudine.

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