Mariano, rapinata del cellulare in treno
«Me l’ha strappato ed è sceso di corsa»

La vittima è la pendolare Elena Ornaghi, ex assessore di Oggiono che vive a Erba. Il racconto: «Era uno straniero sui 40 anni. Di notte non sono riuscita a dormire per l’agitazione»

«Se ripenso a quei momenti mi agito. Stanotte non ho dormito, ogni volta che chiudevo gli occhi mi tornava in mente quello sguardo pieno di cattiveria».

Attimi di paura

A poche ore di distanza dalla rapina subita in treno a Mariano Comense, Elena Ornaghi, 46 anni, ex assessore alla Cultura di Oggiono, ora residente a Erba, racconta in questo modo gli attimi di paura vissuti nella serata di venerdì, mentre stava facendo ritorno a casa da Milano, e lo stato di sconforto e agitazione che ne è derivato.

«Lavoro a Milano – racconta - e ogni sera ritorno a casa in treno. Di solito prendo la corsa delle 19.39 da Cadorna ad Asso. Venerdì sera, invece, ho fatto tardi e ho preso quello seguente, il treno delle 20.09. Credo possa capitare, non dovrebbe essere un problema. Quando il treno ha lasciato Milano mi sono accorta di essere in un vagone dove ero sola e quindi mi sono spostata in un altro dove c’era più gente. Ero seduta in uno dei primi posti vicino all’uscita, rivolta verso le porte. Durante il viaggio stavo utilizzando il cellulare e avevo le cuffiette nelle orecchie, quindi non so dire se la carrozza si sia man mano svuotata».

Quando il treno si è fermato nella stazione di Mariano Comense, Elena Ornaghi ha alzato lo sguardo per controllare a che punto del viaggio fosse: «Ho visto questa persona, adulta, di circa 40 anni, moro, certamente extracomunitario che si trovava vicino alla porta. Non aveva la mascherina per cui l’ho visto in faccia. In un istante ha allungato la mano verso di me e ha afferrato il mio cellulare. Io ho tentato di fare resistenza, ma lui mi ha bloccato un polso e me lo ha strappato. Ho iniziato a gridare, ho avuto l’istinto di seguirlo ma sono rimasta sul treno mentre lui scendeva di corsa. Qualcuno ha provato a fermarlo, ma invece che imboccare il sottopasso ha scavalcato il muro di cinta della stazione e si è dileguato».

Il cellulare sottratto è un Huawei di due anni fa, quindi dallo scorso valore economico, ma naturalmente con fotografie, dati e ricordi personali dal grande valore per la proprietaria.

Venerdì sera tornava da Milano

Elena Ornaghi è una pendolare abituale: «Sinceramente non mi era nemmeno mai capitato di assistere a un episodio come questo, anche se sono aggiornata e so che fatti di questo genere accadono. Noi pendolari anche se non ci conosciamo di persona, ci riconosciamo, sappiamo chi scende alla nostra stessa fermata. Quindi a un certo orario viene d’istinto mettersi tutti quanti nello stesso vagone. Io poi personalmente sono sempre stata molto attenta a non sedermi in carrozze dove ero da sola e a posizionarmi dove ci sono vie di fuga. Questa volta però è toccato a me».

Domani riprenderà a lavorare a Milano: «Tornerò sicuramente a prendere il treno – conclude – perché non ho alternative. Quello che ho vissuto io, è quello che vivono tante persone nelle stesse situazioni. C’è rabbia e paura perché si vede che questi episodi restano impuniti. Questo dà frustrazione ed è come un’umiliazione».

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