Locatelli: «Contagi in aumento
Rischi seri per i non vaccinati»

Il coordinatore del Cts: «Indice Rt salito da 0,66 a 0,91. È andato un po’ perso l’appello alla prudenza». «Rifiutare la profilassi? Scelta incomprensibile. Sì al green pass anche nei ristoranti, ma tocca alla politica decidere».

La «massima attenzione» è costante. Se la bussola dei numeri indica un rialzo dei contagi, con un’avvisaglia – seppur ancora flebile – anche sulle ospedalizzazioni, è perché la circolazione virale è ora «diffusa e abbastanza capillare». La fotografia del professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico parte dai dati e abbraccia le misure già messe in campo, dall’«ultimo miglio» delle vaccinazioni – gli over 60, ma anche i giovani – alla necessità di intensificare tracciamento e sequenziamento. Il dibattito dell’attualità consegna però anche il cammino verso possibili scelte ulteriori, di pertinenza del decisore politico: come l’eventuale cambio dei criteri per la classificazione delle Regioni, con più peso legato ai carichi sanitari ma senza stralciare gli indicatori del contagio, e l’impiego del green pass anche per accedere a eventi pubblici oppure per i ristoranti al coperto.

Professore, partiamo dai dati. Cosa ci dicono i numeri?

«Chiaramente i numeri sono in salita, negli ultimi giorni anche di più rispetto a quelli emersi dalla valutazione della cabina di regìa, perché il calcolo dell’Rt si ferma al 6 luglio. Già qui c’è stato un deciso aumento, da 0,66 a 0,91. Di fatto, a parte la provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta, a rischio basso, tutte le regioni sono sostanzialmente a rischio moderato e mostrano almeno un’allerta di resilienza».

Quanto è diffuso il virus?

«È aumentato anche il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione note, da 1.500 a poco più di 2.400 casi: questo indica una circolazione virale diffusa, abbastanza capillare. Tutto ciò non può non segnalare un’allerta e non può non riportare la massima attenzione sui comportamenti individuali».

È colpa “solo” della variante delta, più contagiosa, o ci sono stati anche comportamenti rischiosi?

«Al di là dell’indubbia maggior contagiosità della variante delta, ci sono stati anche alcuni focolai che certamente hanno contribuito, legati a comportamenti poco responsabili. Penso a quelli verificatisi a Codogno (dopo una festa in un locale, ndr) o in Puglia (in un villaggio vacanze, ndr) e ai contagi osservati già per i quarti di finale o la semifinale degli Europei, ancor prima della finale. L’appello alla prudenza, rimarcato da molti, è andato un po’ perso».

Questo “rilassamento” è pericoloso.

«È chiaro che tutti comprendiamo che c’è voglia di riappropriarsi della socialità, ma non si può scordare quel che è accaduto. C’è un dato recente poco emerso ma da valorizzare: giovedì e venerdì, per la prima volta dopo settimane, il saldo tra persone entrate e uscite dalla terapia intensiva è tornato a essere positivo (cioè i ricoverati in rianimazione sono aumentati, ndr). Non sottovalutiamolo».

Chi rischia di più?

«Se guardiamo alla Spagna, dove l’epidemia è più “avanti”, sono già 798 i posti letto occupati nelle terapie intensive. Se uniamo quest’osservazione al fatto che in Italia 2,4 milioni di ultrasessantenni non sono vaccinati, è chiaro che dobbiamo stare molto attenti. Il messaggio deve essere forte: dobbiamo dare assolutamente priorità alla copertura vaccinale di queste persone».

Perché c’è una quota di “irriducibili”?

«È incomprensibile, dopo che sono state date tutte le spiegazioni e alla luce delle chiare evidenze sul fatto che le vaccinazioni hanno consentito di ridurre drasticamente il numero di morti. Per queste persone non vaccinate esiste un pericolo marcato».

Quali sono le mosse per contenere il rimbalzo del virus?

«La prima è andare avanti in maniera assolutamente determinata con le vaccinazioni, e i numeri indicano che il Paese è perfettamente performante. Occorre poi investire ancor di più sul tracciamento e implementare in maniera largamente migliorabile le attività di genotipizzazione e sequenziamento, rendendole omogenee sul territorio nazionale».

Estendere il green pass anche per uso «interno», per l’accesso a eventi o specifiche attività, è una strada percorribile?

«È uno degli strumenti incentivanti per la vaccinazione, ci sono pochi dubbi sul fatto che debba essere uno degli strumenti che ci permetterà di avere accesso agli stadi, ai grandi eventi, agli spettacoli. A titolo personale, perché la scelta pertiene al decisore politico, non avrei la minima esitazione a ritenerlo anche un requisito per l’accesso ai ristoranti, soprattutto al chiuso».

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