Lo spacciatore che investì l’agente
«Era il pusher di due marianesi»

In cella per tentato omicidio, il giovane marocchino avrebbe ceduto 390 dosi in un anno. L’accusa: vendeva coca per conto di Daniele Santopolo e della moglie. I due dal carcere negano

Quasi quattrocento dosi di cocaina cedute in poco più di un anno. Era per questo motivo che, venerdì scorso, gli agenti della squadra mobile di Lecco volevano arrestare Soufiane Moustapha Amine, 19 anni, il marocchino ora in cella a San Vittore con l’accusa del tentato omicidio dell’agente di polizia che ha investito con la sua auto.

Ora che la caccia all’uomo si è conclusa con il fermo di quel ragazzo che non ha esitato a ingranare la retromarcia finendo per travolgere un poliziotto, pur di scappare all’arresto, emergono i particolari dell’operazione che la squadra mobile di Lecco stava conducendo a Mariano Comense quel venerdì mattina.

Un’indagine nella quale sarebbe emerso che il ruolo di Soufiane Amine fosse quello di spacciare dosi di cocaina per conto di Daniele Santopolo, canturino di 32 anni ma residente a Mariano Comense, e della moglie di quest’ultimo, Salwa El Mansouri, nata in Marocco 33 anni fa e residente pure lei a Mariano. Anche se i due coniugi, interrogati ieri in carcere, avrebbero negato il ruolo attribuito agli inquirenti di fornitori di droga al presunto pusher marocchino.

Il nome del terzetto era emerso nel corso di un’inchiesta più ampia dei poliziotti lecchesi su un vasto giro di stupefacenti nella zona compresa tra Molteno, Nibionno, Garbagnate Monastero, Inverigo, Arosio, Mariano Comense e Giussano.

È quindi emersa la figura di Soufiane Amine il quale, complici le dichiarazioni dei tossicodipendenti che si rivolgevano a lui, è accusato di aver ceduto 391 dosi di cocaina a otto differenti clienti.

Tutti i dettagli sul quotidiano La Provincia in edicola mercoledì 5 ottobre

© RIPRODUZIONE RISERVATA