«Licenziata perché italiana
dai datori di lavoro ticinesi»

Psicosi da Coronavirus, la denuncia di una donna di Porlezza

«Non è più gradita nella nostra famiglia in quanto italiana. Grazie per la collaborazione prestata». È quanto si è sentita dire dalla famiglia presso cui lavorava una frontaliera porlezzese (di cui La Provincia conosce le generalità) impegnata come domestica. Ufficialmente il congedo verrà motivato con una necessità venuta meno, ma in realtà la ragione del licenziamento è la paura del coronavirus.

«Una bastonata sulla schiena mi avrebbe fatto meno male – commenta la donna licenziata – Ho subito un licenziamento semplicemente perché sono italiana e lombarda, non perché non svolgo bene il mio lavoro. Per fortuna presso questa famiglia svolgevo solo un numero limitato di ore settimanali, altrimenti ora sarei senza lavoro. Sono sconfortata, lo ammetto. Tra l’altro – aggiunge la malcapitata – ho appreso che il mio non è l’unico caso».

Il segretario generale di Unia Ticino spiega: «Non sono al corrente di episodi simili, ma se così è, siamo alla follia. E’ vero che stiamo assistendo a una riduzione di personale, per problemi economici, nel settore soprattutto alberghiero; licenziare delle persone per paura del coronavirus, tuttavia, esula da ogni motivazione giustificata. Mi permetto di lanciare un appello invitando tutti ad agire con lucidità e lungimiranza, adottando eventuali misure di sicurezza ragionevoli, senza lasciarsi prendere dal panico. Spero che il buon senso possa ancora prevalere – aggiunge il sindacalista ticinese – e che casi simili non si ripetano».

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