Lecco. Turismo
Si teme per i clienti dell’Est

A Lecco interessante tavola rotonda organizzata dalla rete di imprese Montagne Lago di Como - Prima la pandemia ora la guerra che rischia di falcidiare gli arrivi non solo dalla Russia ma anche dai paesi vicini

I russi non ci sono ormai da due anni, per cui quei circa 24mila arrivi sul ramo occidentale (Como) del Lago di Como, e i 4mila del ramo orientale (Lecco), del pre Covid, sono dati praticamente per persi. Ma il vero timore è che la situazione geopolitica, a dir poco molto instabile, possa colpire il lago di Como non solo per i turisti russi, alto spendenti, ma anche per tutti quelli dell’Est Europa.

Naturalmente la constatazione è che possano essere influenzati dalla guerra, e non certo dalla volontà di andare in vacanza: polacchi, cechi, ungheresi, romeni, rischiano di disertare per mesi se non per anni le nostre zone. E pur non essendo i turisti più numerosi sul nostro lago (in totale fanno un 2,2% di tutte le presenze turistiche sul lago di Como), sono comunque una risorsa importante.

Questa e altre preoccupazioni sono emerse nel corso della tavola rotonda organizzata dalla rete di imprese Montagne Lago di Como, dal titolo “Dalla pandemia alla guerra: come gestire la crisi infinita del turismo sul lago di Como?”. Carlo Montisci, destination manager, ha dato un inquadramento importante alla questione augurandosi che il processo decisionale sotteso alle crisi non parta sempre e solo dalla risposta di emergenza, ma dalla prevenzione, ovvero dalla definizione anticipata delle strategie per prevenire e mitigare le crisi stesse. «Perché - ha spiegato - forse non ce ne siamo accorti ma le crisi sono cicliche e frequenti. Dalla mucillagine nell’Adriatico che spopolò la Romagna per qualche settimana nel 1989, alle grandi crisi mondiali: attentati a Parigi del 1994, Torri Gemelle del 2001, Sars in Asia del 2003, attentati a Londra, Egitto, Mumbai e Bali del 2006, crisi dei subprime nel 2008, primavere arabe del 2011, Bataclan del 2015, fino al Covid... Una spirale di eventi che abbiamo dimenticato in fretta ma hanno inciso molto sul turismo. Nel bene e nel male».

Insomma: le crisi ci sono e, una volta passate, far finta che non ce ne saranno più, non è realistico. Ma le istituzioni sono pronte ad affrontarle o agiscono sempre ex post? A rispondere sono stati la presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann, il consigliere regionale Mauro Piazza, l’europarlamentare Pietro Fiocchi, l’assessore all’Attrattività e Turismo di Lecco Giovanni Cattaneo, il delegato al Turismo di Camera di Commercio Giuseppe Rasella, il consigliere delegato della Provincia di Como Francesco Cavadini, il direttore del consorzio di promozione turistica della Valchiavenna Filippo Pighetti e il presidente di Montagne Lago di Como Stefano Gianola.

Tutti hanno concordato che la cabina di regia deve essere univoca e autorevole. E che probabilmente dovrebbe essere Regione Lombardia a detenerla.

Fiocchi ha consigliato imprenditori e istituzioni a puntare sulla navigazione elettrica, che godrebbe di grandi fondi europei, e di turismo sostenibile, altra parola magica a Bruxelles. Mentre Hofmann, Cattaneo e Piazza hanno parlato di un rapporto sempre più stretto tra queste istituzioni per uno sviluppo sempre più coordinato in senso turistico dei nostri territori, in accordo con Como. Nel senso che il brand è uno solo: “Lago di Como”.

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