Le Primavere al Sociale
Floridi racconta il digitale
«Chance ma anche rischio»

Luciano Floridi, docente a Oxford, sul palco del Sociale: «La rivoluzione produrrà effetti anche sulla politica»

Come le mangrovie abitano le acque salmastre, noi abitiamo una società dove analogico e digitale si fondono. Anche la nostra realtà è ibrida come lo è l’estuario di un fiume dove mare e acqua dolce si mescolano. Per imparare ad adattarsi e sopravvivere serve una scialuppa di salvataggio che si chiama senso critico.

Mettere a sistema un ragionamento sulla società digitale del presente e immediato futuro che - è certo - attraversa un cambiamento epocale è l’impegno di Luciano Floridi, professore di Filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford e direttore del Digital Ethics Lab dell’Oxford Internet Institute, oltre che docente e membro del Data Ethics Group presso l’Alan Turing Institute.

Ieri sera era al Teatro Sociale di Como insieme a Mauro Ferrari, ricercatore e docente di Informatica teorica all’Università dell’Insubria. Sul palco con loro Diego Minonzio, direttore de La Provincia, per un confronto seguito dal oltre ottocento persone, fedelissimi e non della rassegna Le Primavere, quest’anno dall’ambizioso titolo “Critica della ragion digitale”. Luciano Floridi conserva, da filosofo, fiducia nell’intelligibilità della realtà e lancia la sfida oltre l’ostacolo perché si azzarda ad immaginare come, tra il resto, si sta evolvendo la politica, in mutamento anche lei, come tutto.

Suo l’esempio delle mangrovie che rappresentano bene il groviglio dell’infosfera, il nostro ecosistema dove reti, relazioni, on line e off line convivono. La sua tesi non riguarda tanto la ridondanza di informazioni che la tecnologia porta con sé, questa è una parte della questione: il punto focale è che il mondo digitale ha un impatto di trasformazione ontologica della nostra realtà che sta diventando qualcosa di sostanzialmente diverso e noi con lei.

Non è solo questione di strumenti più o meno invasivi e della nostra capacità di usarli. Come la nostra conoscenza dell’universo non è più stata la stessa dopo la teoria di Albert Einstein, così anche il modo di intendere la nostra società muterà: il digitale porta ad evidenza, amplificandolo, il fatto che la nostra realtà è relazione, non come un aggettivo tra gli altri, ma nella sua più profonda e autentica essenza. Sotto questo punto di vista la quarta rivoluzione che ci investe fa meno paura, perché la dimensione della relazione risuona come amicizia, amore, affetti. La filosofia delle relazioni non produce cose ma esperienze ed è attraverso questa dimensione che la realtà assume un nuovo significato, più efficace a spiegare i mutamenti in atto, anche quelli politici.

«Che progetto abbiamo per la nostra società del ventunesimo secolo? - si è chiesto Floridi - possibile che stiamo sempre a riparare i problemi che ci vengono addosso?», confidando nella necessità che la Politica, con la P maiuscola ha tenuto a precisare, indichi una direzione più che preoccuparsi della velocità del cambiamento.

Per esempio - è sempre una suggestione del professor Floridi - il digitale può anche “scollare” il capitalismo, ottimo motore che produce ricchezza, dal consumismo per riuscire a fare meglio quello che il capitalismo fino ad ora ha fatto male, ovvero assumere una responsabilità di equità sociale e una coscienza ambientale.

Con una dato di realtà sconvolgente: la democrazia che conosciamo ha fatto il suo corso, nell’era del digitale, nel mondo in cui siamo sempre connessi, la politica non è più quella di Aristotele secondo il quale siamo animali politici. Ora la politica deve inseguirci, suscitare la nostra attenzione-connessione e lo fa ricorrendo ai dati, al profilo personale. Di fatto ora può manipolare le preferenze degli individui. «La politica non tornerà più ad essere come in passato - spiega Luciano Floridi - la soglia l’abbiamo passata, dobbiamo pensare la politica come marketing, con realismo. Il digitale è unico nel prometterci sempre di più e meglio perché fa leva non solo sugli interessi e gusti, ma anche sulla speranza».

Prossimo appuntamento martedì 27 marzo, alle 20.45, al Cinema Astra di Como con “Le piante hanno già inventato il nostro futuro. Flessibili, modulari e democratiche: un modello”. Scopriremo che la natura della rete digitale che ci sta avviluppando non è extraterrestre ma vegetale: come le piante, a spiegarlo Stefano Mancuso, neurobiologo, insieme a Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate. Tutte le serate sono moderate dal direttore Diego Minonzio.

L’ingresso alla manifestazione è gratuito. Si consiglia di prenotare sul sito leprimavere.laprovincia.it.

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