Le mani della ’ndrangheta
su appalti e servizi
Decine di arresti nella notte

Parte da un’inchiesta comasca una maxi operazione in corso in tutta Italia - Sequestrati oltre 2 milioni di euro

È scattata nel corso della notte una vasta operazione contro la ’ndrangheta le cui origini dell’inchiesta affondano le radici proprio a Como.

Militari della Guardia di finanza di Como e poliziotti della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Milano stanno eseguendo decine di ordinanze di custodia cautelare a carico di personaggi accusati di essere affiliati ai clan calabresi o di aver agevolato le famiglie della malavita.

In particolare uno dei tronconi principali dell’inchiesta prende spunto da un’operazione che, oltre due anni fa, aveva già portato a una trentina di arresti per una serie di bancarotte nel mondo delle cooperative fittizie.

L’inchiesta ha finito per intrecciarsi con le indagini in corso tra la Direzione antimafia di Milano, quella di Firenze e quella di Reggio Calabria e ha svelato collegamenti tra i principali protagonisti delle bancarotte comasche con la cosca Molè, una delle storiche famiglie di ’Ndrangheta.

Complessivamente sono 104 le misure cautelare. In Lombardia sono scattati 54 fermi, la maggior parte dei quali nel Comasco.

I reati contestati agli indagati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.

Nel corso dell’operazione che due anni fa aveva condotto ad arrestare 34 persone, erano emerse figure molto vicine alla ’ndrangheta

Già allora si parlò di «una contaminazione tra mondo imprenditoriale e criminalità organizzata». E gli elementi più evidenti di questa vicinanza conducevano al dominus della galassia di cooperative dalla vita breve (nate solo per frodare il fisco) Massimiliano Ficarra: «È un elemento di collegamento - avevano commentato i vertici della squadra mobile di Milano - tra le famiglie calabresi e questa inchiesta. È molto vicino alle famiglie Molé e Piromalli (a capo delle ’ndrine di Gioia Tauro ndr) e nell suo studio abbiamo trovato scritture contabili riferibili a Giuseppe Piromalli detto “facciazza”», boss sottoposto al regime del 41 bis in carcere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA