La strage di Erba torna in Assise
Rosa e Olindo giocano l’ultima carta

Questa mattina i legali dei due coniugi chiederanno di poter effettuare nuove analisi sia sui server della Procura (per le intercettazioni ambientali) sia sul telefonino di Raffaella

Como

Sarà una giornata densa quella che si apre questa mattina in tribunale. La corte d’Assise torna a riunirsi per due fascicoli. Il primo riguarda un processo per sequestro di persona avvenuto l’estate scorsa nel Lecchese (se ne parla nell’articolo qui sotto), il secondo riguarda, ancora, Rosa Bazzi e Olindo Romano, i due pluriomicidi che anni fa in questa stessa aula rimediarono l’ergastolo tombale che per la strage di Erba stanno tuttora scontando.

Il ritorno – con prevedibile codazzo di tv e reporter innocentisti – è conseguenza di un tentativo di riaprire il processo, analizzando nuovi, presunti reperti. In realtà nel 2018 i difensori della coppia avevano già avanzato analoga richiesta di riesame ma la corte d’Assise l’aveva respinta, ritenendo l’analisi di quegli ulteriori reperti del tutto ininfluente.

Finì che gli stessi legali si erano allora rivolti alla Corte di Cassazione, che a settembre aveva accolto il loro ricorso rilevando un vizio di forma. In sostanza, disse la Suprema corte, la decisione dell’Assise di Como era stata assunta “de plano”, cioè senza il necessario contraddittorio tra le parti, che a questo punto andrà in scena nella mattinata odierna. Sul tavolo ci sono una richiesta di nuovi esami su campioni biologici trovati sul luogo della strage e su un vecchio cellulare Motorola, nonché l’accesso ai server della procura per analizzare le registrazioni delle intercettazioni ambientali compiute subito dopo il delitto.

Per quanto concerne il telefono cellulare, si tratta del telefonino di Raffaella Castagna, rinvenuto sul luogo della strage, quello che secondo Azouz Marzouk - principale accusatore dei coniugi Romano divenuto nel tempo il loro più strenuo difensore - non apparteneva a sua moglie, e questo benché i tecnici della Procura gliene avessero pacificamente attribuito la proprietà, avendovi trovato, tra gli altri, anche gli sms che moglie e marito si scambiavano. Già ad aprile del 2019, respingendo le richieste dei difensori di Rosa e Olindo, il tribunale di Como aveva definito quelle nuove analisi «inutili», non essendovi traccia, nelle richieste dei due condannati, di quegli elementi «che avrebbero un’efficacia tale da distruggere l’impianto su cui è fondata»’ la doppia condanna di merito (Como e Milano) e quella di legittimità della Corte di Cassazione.

Oggi il presidente dell’Assise Valeria Costi deciderà anche se consentire o meno l’accesso del pubblico in aula.

© RIPRODUZIONE RISERVATA