La bambina di Pontida
non c’entra con Bibbiano
In realtà è una comasca

L’ex vice premier la esibisce sul palco Ma i servizi sociali che l’hanno allontanata dalla mamma fanno riferimento a un Comune lariano a guida leghista

Parliamo di Bibbiano? In realtà non proprio. Perché la bambina brandita dal capitano Matteo Salvini davanti all’onda verde di Pontida, domenica scorsa, simbolo dello «scandalo dei bimbi strappati alle famiglie» nulla c’entra con l’inchiesta che ha coinvolto gli amministratori della cittadina emiliana del Pd, ma è comasca. E - paradosso o beffa fate voi - è stata “portata via” ai genitori dai servizi sociali di un’amministrazione a guida leghista.

Sull’amministrazione in questione e sulle generalità - sbandierate sul palco padano e in ogni dove su internet - della ragazzina in questione soprassediamo per tutelare la minore. Basti dire che, carte alla mano, la storia di quella bambina, diventata un caso politico nazionale, non hanno nulla a che vedere con Bibbiano. Anzi, coinvolgono un Comune della Bassa fedele da un decennio abbondante al Carroccio. Del caso di quella bimba, portata in comunità su decisione del Tribunale dei minori di Milano e in base alla relazione dei servizi territoriali di un consorzio di Comuni della zona della Bassa Comasca, si era occupata proprio La Provincia nei mesi scorsi, raccogliendo il legittimo sfogo della madre che aveva raccontato le circostanze che avevano spinto i giudici a decidere per un allontanamento della bambina.

Una vicenda iniziata due anni fa, quando il padre della bimba - da tempo separato dalla madre - ha depositato un ricorso per chiedere la decadenza dell’ex compagna dalla responsabilità genitoriale. Senza quell’atto, nulla sarebbe successo. Il Tribunale dei minori non saprebbe probabilmente niente di madre e figlia. E i servizi sociali non avrebbero mai incrociato la strada delle due donne. E invece, quel procedimento ha innescato una serie di conseguenze che hanno portato i giudici a collocare la bimba «in ambito eterofamiliare» ovvero in comunità. Secondo la relazione la madre vivrebbe una situazione «di forte emotività», con una situazione «di fragilità» in un momento di «profonda crisi personale». Per contro la bimba avrebbe mostrato «un’immagine di sé inadeguata», «un attaccamento non sicuro e disturbante» verso la figura materna, una «bambina scarsamente abituata ad attenzioni di un adulto».

Il quesito a cui avevamo cercato una risposta - anche con l’aiuto di esperti del settore - era: possono essere sufficienti quelle considerazioni per collocare una bimba in una comunità togliendola alla madre? Per quanto ardua possa essere la risposta, di sicuro la politica non c’entra nulla nella vicenda di questa bambina (ora tornata a casa, dopo essere passata da due comunità a Como e in provincia di Varese).

A Pontida Matteo Salvini non aveva direttamente associato la storia della ragazza con Bibbiano, ma l’urlo «mai più bambini strappati alle famiglie» è sembrato a tutti un chiaro riferimento alla vicenda utilizzata anche in Parlamento - durante il dibattito sulla fiducia al Conte bis - per attaccare il Partito Democratico. E, dopotutto, lo stesso Salvini su facebook aveva sposato la linea dell’ambiguità: «Ringrazio questa mamma e questa bimba che hanno avuto coraggio: è una delle tante, troppe bambine portate via alla mamma e al papà, a Bibbiano e in altri comuni italiani». Ecco, per il caso in questione buona la seconda.

A svelare che la giovane simbolo dello “scandalo” dei bimbi allontanati dalle famiglie non avesse nulla a che fare con Bibbiano era stata Selvaggia Lucarelli, su facebook. Il Comune di riferimento in questa vicenda, abbiamo accertato successivamente, è da un decennio - a parte un breve interregno con commissariamento prefettizio - un feudo leghista.

Ieri il leader del Carroccio è tornato sulla presenza della ragazzina sul palco di Pontida. E a chi gli ricordava che la scelta di esibire una minore in quel modo era stata contestata da molti, ha risposto: «Chi se ne frega».

© RIPRODUZIONE RISERVATA