Impone il velo alla figlia
e le vieta di usare i social

Papà di Cantù finisce a processo La figlia ha chiesto aiuto ai servizi sociali

Stanca dei soprusi del padre, sia contro di lei che della madre, una ragazzina tredicenne ha inviato una mail ai servizi sociali per chiedere aiuto. Da quella mail è nata un’inchiesta che, ieri mattina, è sfociata in un processo per maltrattamenti in famiglia.

Imputato un uomo di origini marocchine di 58 anni (le cui generalità non pubblichiamo a tutela della figlia minorenne) che, secondo la Procura, per anni avrebbe sottoposto le donne della famiglia a minacce e violenze psichiche ripetute nel tempo.

Nella prima udienza (l’imputato era assente, anche perché neppure l’avvocato difensore ha più sue notizie), hanno testimoniato una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale di Cantù e l’assistente sociale che si era preso a cuore la storia della ragazzina.

È emerso che nel 2013 l’allora tredicenne aveva inviato una richiesta d’aiuto, attraverso la posta elettronica, ai servizi sociali denunciando maltrattamenti e minacce di morte subite dal genitore che accusava la figlia di non vestirsi in modo adeguato, in particolare di non indossare il velo e di utilizzare, invece minigonne come altre sue compagne di scuola. Sotto accusa anche l’utilizzo di facebook e la pubblicazione di foto non gradite al padre.La magistratura è intervenuta allontanando l’uomo e portato madre e figlia in una casa protetta.

«Madre e figlia erano molto preoccupate» ha spiegato l’assistente sociale, che ha anche avuto modo di elogiare la giovane sottolineando come «ha avuto il coraggio che la madre non ha avuto».

Quattro anni dopo le due donne non vivono più con quell’uomo finito a processo per maltrattamenti.

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