Il papà di Yara: «Troppi violenti
C’è ancora tanto da lavorare»

Fulvio Gambirasio stupito del fatto che all’incontro in Sala Zampese a Cantù ci fossero pochi uomini tra il pubblico

«Dove sono gli uomini? A un convegno dedicato alla violenza contro le donne doveva esserci una forte presenza maschile. Qui vedo prevalere nettamente il pubblico femminile». Così Fulvio Gambirasio, padre della giovane Yara ha denunciato questa sera senza mezzi termini il ritardo nella società civile italiana sul tema.

E ha aggiunto: «C’è ancora molto da fare perché la classe politica anzitutto, ma anche interi settori della nostra nazione prendano coscienza del problema. A fronte dei gravi conflitti che affliggono l’umanità è assurdo che si debba ancora denunciare situazioni come questa. Purtroppo c’è ancora molto da fare, anche perché il tragitto da compiere è ancora lungo».

A fare gli onori di casa ieri pomeriggio nel convegno che si è svolto nella sala “Zampese” della Cassa rurale ed artigiana, sono stati: il presidente dell’istituto di credito Angelo Porro e per l’Associazione dei Cittadini Benemeriti, Pierluigi Marzorati e Mario Marelli.

Gli interventi sono stati tutti al femminile, coordinati dalla giornalista e scrittrice Manuela Donghi. Anzitutto hanno parlato le parlamentari del territorio Erica Rivolta e Chiara Braga.«Grazie alla legge che io e la collega Braga abbiamo votato nel 2009 finalmente le donne possono essere tutelate» ha detto la senatrice Rivolta. Secondo l’onorevole Braga occorre intervenire in tutti i settori che possono «favorire l’autonomia e l’indipendenza economica delle donne» anche con finanziamenti stabiliti per legge.

Altri interventi hanno toccato aspetti particolari: l’ex sciatrice Claudia Giordani si è soffermata sulla lotta alle discriminazioni nel campo sportivo; la giornalista Carla Colmegna ha trattato la sua esperienza quotidiana a contatto con fatti di cronaca che hanno coinvolto le donne; Mirella Ripari ha portato la sua testimonianza di donna impegnata sul fronte della lotta e del “coraggio contro ogni violenza”. Infine Flavia Tagliabue ha portato la sua testimonianza di merlettaia facendo dono dell’oggetto simbolo di questa lotta realizzato in pizzo di Cantù.

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