«Il canone della Rai non pagato?
Ma mio padre è morto nel 1983»

Sollecito al figlio di Gino Rini, residente a Figino Serenza: «Sono tornati alla carica dopo 33 anni, nonostante la disdetta»

Non c’è pace per Gino Rini. Pur essendo morto nel 1983, quindi da ben 33 anni, ha ricevuto una notifica da parte di Equitalia per il pagamento del canone della Rai. La notizia la dà il figlio Silvano Rini, che si è visto notificare nei mesi scorsi un’ingiunzione di pagamento di 146 euro e 45 centesimi a carico però del papà.

«Dal momento in cui mio padre è mancato abbiamo purtroppo constatato che continuavano ad arrivare due bollettini – dice Silvano Rini, figlio di Gino – uno intestato a mio padre in via Dante Alighieri 13 e uno a mio fratello Gottardo, che abitavano nello stesso appartamento. Abbiamo sempre inviato una cartolina che segnalava l’inconveniente, in quanto non ci sembrava giusto pagare due volte, quando l’apparecchio era uno solo».

In ogni caso nel 2004, dopo più di 20 anni dalla scomparsa di Gino un solerte funzionario della Rai ha suonato alla porta della casa di Figino Serenza per controllare la situazione. Confermando che non c’era più il signor Gino Rini. Ma dopo 33 anni è arrivato il sollecito di Equitalia.

La storia sul quotidiano La Provincia in edicola mercoledì 5 ottobre

© RIPRODUZIONE RISERVATA