Frontalieri, il sindacato provoca
«Bene la tassa sugli artigiani»

Fa discutere l’intervento di Osvaldo Caro, rappresentante della Cisl

«La Lia è un’arma a favore dei nostri lavoratori, si abbasseranno le tensioni»

«La Lia ha tanti nemici al di qua del confine, ma paradossalmente può dare una grande mano ai frontalieri». Parole e musica di uno che di lavoro in Svizzera se ne intende: Osvaldo Caro, varesino di Porto Ceresio, che dal 1992 si occupa di spinose questioni ticinesi in seno alla Cisl dei Laghi, dove è stato responsabile dell’ufficio frontalieri e presidente del comitato sindacale interregionale. A margine della presentazione del saggio “Non avete pane a casa vostra?”, dedicato alla parabola del frontalierato, Caro ne ha ripercorso le tappe, tra aneddoti e battaglie campali. E ha detto la sua su un presente più che mai carico di tensioni.

Ciascuno propugna la propria soluzione, ma la via maestra indicata da Caro è inedita: fa addirittura leva su uno dei recenti presunti sgarbi delle autorità svizzere agli italiani, ribaltandone clamorosamente la chiave di lettura. Sentiamolo: «I frontalieri in realtà sono innocenti: non tolgono il lavoro agli indigeni e portano qualità in settori delicati, dall’edilizia alla sanità. Anche se a nessuno piace ammetterlo, la verità è che sono facili capri espiatori: pagano le tensioni accumulate su altri fronti, a cominciare da quello dei padroncini. Loro sì che fanno concorrenza agli svizzeri in casa loro, praticando prezzi più bassi: una rivalità malsopportata che provoca attriti crescenti. Da questo punto di vista, la Lia è un possibile fattore di decompressione: non così com’è adesso, ma con qualche ritocco, e soprattutto col corollario di controlli capillari e davvero efficaci. Regolamentare meglio l’afflusso degli artigiani italiani può stemperare le tensioni e aiutare i frontalieri a ritrovare serenità: una Lia giusta è un’arma a favore dei nostri lavoratori».

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