«Frontalieri, andate a casa»
La Lega dei ticinesi
rilancia il muro al confine

La provocazione di Omar Wicht, consigliere comunale a Lugano: «Sparano fango sul Ticino. Io sto dalla parte del mio territorio e dei miei figli»

«Basta frontalieri, unico vero danno e distruzione. Restate a casa vostra!». Quel post - scritto in stampatello nella tarda mattinata di ieri, a firma Omar Wicht (consigliere comunale a Lugano in quota Lega dei Ticinesi), non è certo passato inosservato. E così, a dieci giorni dalle elezioni cantonali, i 62 mila nostri lavoratori presenti in Canton Ticino ripiombano al centro di una campagna elettorale che sin qui li aveva lasciati decisamente ai margini di ogni dibattito e polemica. Il post del consigliere comunale leghista - lo stesso che a novembre a “La Provincia” aveva dichiarato: «Mi si accusa di fare la spesa in Italia. O meglio mi viene contestato il fatto che un consigliere comunale leghista di Lugano faccia la spesa nel vostro Paese. Credo che a volte serva davvero fare outing per essere onesti coi cittadini e, nel caso, trovare una soluzione ai problemi»- ha fatto il classico pieno di commenti. E lo stesso Witch nel primo pomeriggio è tornato sull’argomento rincarando la dose: «Non bisogna cadere nel tranello che la colpa non è dei frontalieri, ma di chi li assume. Ragazzi ma li sentite quando aprono la bocca? La m...che sparano contro il Ticino ed i ticinesi? Io sto dalla parte del mio territorio e dei miei figli. Per me il frontaliere è un problema serio». E così non è mancata - a corredo di questo post al vetriolo - una proposta choc, peraltro già avanzata anni fa (era il settembre 2012) dal “Nano”, al secolo Giuliano Bignasca, padre-padrone della Lega dei Ticinesi, scomparso nel marzo 2013. «Fosse per me costruirei un muro a Como ed uno a Varese - ha proseguito Omar Witch -. Li lascerei vivere e lavorare nella loro terra». Tante le voci contrarie. “Parli, ma poi vai a fare la spesa in Italia”, si legge in uno dei tantissimi commenti. E ancora: “Io se non avessi i frontalieri, avrei chiuso la ditta. Nessuno svizzero si presenta a chiedere un posto di lavoro nel settore dei traslochi. Grazie frontalieri!”. E, dulcis in fundo, non poteva mancare un “vi facciamo comodo, perché voi svizzeri certi lavori non li volete fare”. Insomma, la polemica è nuovamente servita.

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