Fontana: «Nessun errore sui dati
Il sistema delle zone va cambiato»

Il presidente della Lombardia replica alle accuse dei ministri Speranza e Boccia: «Per dare certezze servirebbero provvedimenti più duraturi ed estesi all’intero Paese»

«Nessun errore». Sulla vicenda della zona rossa e dei dati trasmessi dalla Regione lombardia, la polemica non sembra affatto placarsi e il governatore Attilio Fontana - nonostante la mail che da qualche ora (nella serata di domenica 24 gennaio ndr) ha fatto il giro del web e che proverebbe come la richiesta per la revisione dell’indice Rt all’Istituto superiore di sanità fosse partita dai tecnici del Pirellone e non il contrario - rispedisce la palla nel campo avversario, quello del governo, ribadendo i concetti già espressi sabato 23 gennaio, ma che ora riprende con ulteriore determinazione e senza retrocedere di un millimetro nemmeno sul fronte legale. La partita, insomma, sembra tuttaltro che terminata.

Governatore Fontana dal governo, sia dal ministro Speranza che dal ministro Boccia, sono arrivate parole molto chiare e cioè che avreste sbagliato voi. Cosa replica?

«Semplicemente che non abbiamo sbagliato perchè abbiamo sempre fornito dati in maniera precisa e assolutamente rispondenti alla realtà. Con questa affermazioni si cerca di distogliere l’attenzione da un altro tema che è quello dell’algoritmo utilizzato per rielaborare i dati a Roma e che ha creato una serie di piccoli grandi problemi. Non sono l’unico a sostenerlo. Sono mesi che in Conferenza delle Regioni questo aspetto viene sollevato. Sono mesi che diciamo che non possiamo fondare la libertà dei nostri cittadini su un algoritmo di cui non si conosce il funzionamento e sono mesi che chiediamo di cambiarlo».

Finora però nessun’altra Regione aveva lamentato una discrepanza così evidente.

«Perché nessuna di loro si era trovata nella nostra situazione. Noi avevamo da un lato alcuni indici positivi come quelli riguardanti l’incidenza e i ricoveri ospedalieri e dall’altro l’Rt che invece era negativo. Per questo è toccato a noi sollevare formalmente la questione già prima che l’ordinanza del ministro Speranza venisse firmata per poi arrivare al ricorso. Se oggi la Lombardia è in zona arancione lo dobbiamo soltanto al fatto che abbiamo alzato la voce perché fino all’altro giorno lo stesso ministro era ancora fermo sulle sue posizioni: e cioè chi finisce in zona rossa ci deve restare per due settimane».

Ma vi siete fatti un un’idea di cosa non funzioni in questo algoritmo?

«Io l’idea ce l’ho ben precisa, ma sono questioni molto tecniche e difficili da sintetizzare. Così come ce l’hanno i tecnici regionali che si sono confrontati con quelli dell’Iss da cui poi è arrivata la richiesta di una diversa valorizzazione dei dati. Sicuramente qualcosa è cambiato nel momento in cui da ottobre il governo è intervenuto con nuove regole per stabilire chi è guarito. Prima serviva un isolamento di tre settimane con due tamponi, poi si è passati a due settimane e a un unico tampone».

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