Erba, esodo verso le case di comunità
L’ospedale cerca trenta infermieri

Il maxi concorso del Fatebenefratelli chiamato ad affrontare una raffica di dimissioni

Trenta infermieri per l’ospedale di Erba. Il Fatebenefratelli ha aperto un concorso pubblico per reclutare nuovo personale: nel bando, pubblicato il 29 aprile, si parla di assumere 17 infermieri ma alla fine saranno poco meno del doppio. «Scontiamo l’esodo verso ospedali e case di comunità istituiti dalla riforma sanitaria lombarda» dice il direttore sanitario Pierpaolo Maggioni.

Attualmente il Fatebenefratelli ha in forze circa 330 infermieri, un numero in calo costante; per garantire la copertura di tutti i turni, i riposi e le ferie bisogna arrivare a quota 360. Il bando di concorso resterà aperto fino al 29 maggio e prevede l’assunzione a tempo indeterminato di 17 collaboratori professionali sanitari (infermieri, categoria D) per l’ospedale di Erba.

È richiesta la laurea in infermieristica e l’iscrizione all’albo professionale.

«Gli assunti - garantisce Maggioni - saranno molti di più. Solo per l’ospedale erbese, da quando abbiamo ideato il bando, il fabbisogno è cresciuto: speriamo che partecipino moltissime persone, perché dalla graduatoria finale pescheremo 28-30 infermieri. I Fatebenefratelli hanno poi altre strutture nel Nord Italia (la Rsa di Solbiate e alcuni centri psichiatrici, ndr) che potrebbero attingere dalla stessa graduatoria».

La prossima estate sarà segnata da assunzioni a tappeto in ambito infermieristico. Che cosa sta succedendo? «Il nostro ospedale, ma vale per tanti altri, deve fronteggiare molte dimissioni. La nuova riforma sanitaria lombarda ha previsto l’istituzione degli ospedali di comunità e delle case di comunità, tanti professionisti partecipano ai bandi per andare a lavorare in quelle realtà. Vale soprattutto per gli infermieri con una certa esperienza alle spalle che cercano luoghi più tranquilli per gli ultimi anni di carriera».

Gli ospedali di comunità sono strutture pensate per ricoveri brevi, trattano pazienti che hanno bisogno di interventi sanitari a bassa intensità clinica. Le case di comunità sono strutture polivalenti che offrono i servizi sanitari di base ai cittadini: prelievi, vaccinazioni, ambulatori, attività consultoriali. In entrambi i casi, si presuppone un’attività più tranquilla rispetto a quella richiesta da un ospedale vero e proprio con tanto di pronto soccorso e sale operatorie.

«I bandi di concorso per queste strutture si stanno moltiplicando - dice Maggioni - e partecipano tanti infermieri che già lavorano negli ospedali come il nostro. Ecco perché ci ritroviamo a dover assumere molti nuovi professionisti per rimpiazzare quelli che ci lasciano».

(Luca Meneghel)

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