Donna caduta dal traghetto
«Stava bene, non era depressa»

Nuova udienza davanti al giudice per la morte di Renata Lanfranconi, di Bellagio. Tocca alla sorella chiedere che venga accertata la verità

«Mia sorella non era depressa. Non lo è mai stata. Quel giorno le avevo detto che sarei andata a Lecco. Lei aveva invece intenzione di fare un altro giro. Preparò anche la cena, per tre, noi due e la mamma. Non l’ho più vista».

È toccato a Silvana Lanfranconi, gemella di Renata, la donna di Bellagio trovata cadavere nelle acque del lago davanti all’imbarcadero di Varenna il 29 gennaio 2012, raccontare in aula gli ultimi momenti di vita della sorella, recuperata ormai cadavere venti ore dopo essere salita sulla motonave “Ghisallo” partita da Menaggio il pomeriggio del 28 gennaio di due anni fa.

Una morte che resta avvolta nel mistero. D’altra parte, anche il medico legale Paolo Tricomi, che ha effettuato l’esame autoptico sul corpo della donna, morta a 59 anni, aveva spiegato come fosse impossibile stabilire cosa fosse successo: Renata Lanfranconi era sana, non aveva assunto farmaci: era annegata ma cosa fosse stato a farla finire in acqua, impossibile dirlo.

E il capo timoniere Ferradini, che è imputato del reato di omicidio colposo insieme ai marinai Davide Foggetta e Cristiano Rivolta, ha spiegato come quel giorno non ci sia stato nulla di particolare, nella traversata del lago da Menaggio a Varenna, che dura in totale 12 minuti.

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Eco di Bergamo Il mistero della morte