Dal 110 al 90%: così il governo Meloni ripensa il Superbonus. «Non si è mai vista una misura che costasse così tanto a vantaggio di così poche persone»

Edilizia Annunciata dal ministro dell’Economia Giorgetti e da Giorgia Meloni, la decisione rispetto all’agevolazione fiscale ha sollevato diverse critiche, ma è stata giustificata come misura che va incontro alle classi meno abbienti. Diteci cosa ne pensate nel sondaggio qui

A lanciare la notizia è stato lo stesso Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, che l’ha definita «Una scelta politica». La scelta in questione - che ha sollevato non poche proteste, in particolare tra i costruttori - è quella di rimodulare l’agevolazione fiscale finalizzata alle ricostruzioni dal 110 al 90%. La misura di incentivazione era stata introdotta nel corso del 2020 dal governo Conte II, con lo scopo di spingere i cittadini a realizzare sulle proprie abitazioni specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici. Tra gli interventi agevolati ci sono, per esempio, l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici negli edifici.

La novità arriva insieme alle molte altre contenute nel nuovo decreto Aiuti che è stato presentato giovedì sera dal Consiglio dei ministra. Le ragioni, spiegate tanto da Giorgetti quanto da Giorgia Meloni, riguardano soprattutto il costo di questo provvedimento che pesa circa 60 miliardi sulle casse dello Stato. Non solo: il provvedimento ha provocato un buco di 38 miliardi rispetto alle stime inizialmente fatte.

A queste tematiche, si aggiungono senza dubbio (e infatti anche Meloni le ha citate) le problematiche sollevate negli scorsi mesi da diversi voci: il fatto che il provvedimento abbia provocato una deresponsabilizzazione e distorsione del mercato e soprattutto che abbia finito per favorire alcune fasce sociali, ovvero i redditi medio-alti. L’obiettivo dichiarato dal governo con la riduzione del Superbonus sarebbe dunque quello di attuare una misura mirata ad andare incontro alle fasce di popolazione con maggiori difficoltà. Nello specifico si è parlato di abitazioni unifamiliari, prime case e redditi medio-bassi.

Nessun intervento retro-attivo però: l’intervento di modifica del Superbonus non toccherà le cessioni di credito già richieste e Forza Italia sta preparando un emendamento mirato a posticipare la scadenza delle agevolazioni in modo che chi abbia già deliberato in assemblea di condominio e stipulato contatti possa rientrare nei tempi a disposizione prima che le condizioni del bonus cambino.

Aspra la critica di Giuseppe Conte al provvedimento del governo Meloni, pubblicata in un posto su Facebook:

Non basta: a colpire duramente il Superbonus negli scorsi giorni era stata anche la decisione presa da Poste italiane di aggiungere un nuovo stop alla cessione dei crediti legati all’agevolazione. Il gruppo, guidato da Matteo Del Fante, infatti, ha reso noto che non saranno accettate per ora nuove domande relative al servizio di acquisto crediti d’imposta per i lavori del superbonus e per le altre agevolazioni edilizie. A causare questa presa di posizione da parte di Poste italiane potrebbero essere state le forti incertezze normative legate ai continui interventi sul superbonus in chiave antifrode, incertezze poi confermate dalla recente decisione del governo Meloni di ridurre l’agevolazione di 20 punti percentuali.

Gli ultimi dati rilevati da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), aggiornati al 31 ottobre 2022, mostrano molte meno incertezze invece da parte dei cittadini richiedenti la cessione dei crediti.

Più 55 miliardi gli investimenti che sono stati accolti per l’agevolazione edilizia, a fronte dei 51,2 miliardi del mese di settembre. I dati però ci parlano anche del peso che il provvedimento ha avuto sulle casse dello Stato: più di 60,5 miliardi di euro, quasi il doppio dei 33 finanziati ad oggi per l’agevolazione e oltre i 18,5 miliardi destinati dal Pnnr al 110 per cento. Per concludere il quadro, occorre citare un altro numero: sono state 5 le recenti sentenze della Corte di Cassazione per sospetta frode nella cessione dei crediti nel corso di alcune operazioni.

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