Cristiani uccisi, il Papa: «Silenzio complice»

Francesco ha ricordato il massacro dei cristiani in Kenya durante la Via Crucis al Colosseo

«Adesso torniamo a casa col ricordo di Gesù, della sua passione, del suo grande amore, e anche con la speranza della sua gloriosa resurrezione». Con queste parole papa Francesco, acclamato dalle grida di «viva il Papa», ha concluso il solenne rito della via crucis al Colosseo, al quale hanno preso parte decine di migliaia di persone.

Subito prima papa Bergoglio ha ricordato le ferite del crocifisso e della umanità, accennando ad alcuni dei temi delle meditazioni. In primo piano i cristiani perseguitati, le vittime della violenza. «In te venduto e crocifisso - ha detto il Pontefice - vediamo i nostri consueti tradimenti e quotidiane infedeltà, nel tuo viso sfigurato vediamo la brutalità dei nostri peccati, la crudeltà del nostro cuore e azioni», «vediamo tutti gli abbandonati della società», «i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e indifferenza».

«La sete del tuo padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l’umanità - ha proseguito - ci fa pensare alla sete dei i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per a loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice». In un ulteriore passaggio il Papa ha ricordato che «che Dio non dimentica mai i suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e abbracciarci con sua misericordia, e non dobbiamo stancarci mai di chiedere perdono e credere nella misericordia di Cristo».

Anche in questo breve discorso finale dunque il Papa ha ricordato i cristiani perseguitati, tema purtroppo del giorno, a causa dell’attacco di ieri a un collegio in Kenya, per il quale attacco papa Francesco aveva espresso al mattino la propria condanna,stigmatizzando in particolare la «brutalità» della violenza. Le sofferenze dei cristiani perseguitati avevano aperto anche le meditazioni della via Crucis, con il ricordo tra gli altri del ministro pakistano Bhatti assassinato nel 2011. Tra le invocazioni del rito, il no alla tortura e alla pena di morte, il ricordo delle vittime della violenza, in particolare i bimbi, le fragilità delle famiglie, con preghiere anche in vista del prossimo sinodo.

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